Le analisi di un’esame delle urine effettuato lo scorso 19 gennaio presso il domicilio del corridore hanno evidenziato la positività al letrozolo di Toon Aerts, ciclocrossista belga di alto rango capace di conquistare tre bronzi ai Campionati del Mondo Élite.
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Il ventottenne della Baloise-Trek Lions ha subito preso le distanza da quanto emerso dichiarando di non sapere come il farmaco sia finito in corpo. Mentre si attendono le controanalisi l’UCI (Unione Ciclistica Internazionale) fa sapere che le norme antidoping contemplano sospensioni ridotte in caso di sostanze diverse dagli steroidi anabolizzanti o dall’EPO, che sono sempre vietate e richiedono una squalifica minima di quattro anni per i positivi.
Elementi specifici come il letrozolo prevedono invece un allontanamento di due anni dalle competizioni, ma la stessa esclusione può essere ridotta se gli atleti dimostrano che la sostanza è entrata in circolo involontariamente. C’è un precedente curioso nel tennis che riguarda proprio il letrozolo: Sara Errani giustificò la presenza del farmaco nelle sue analisi adducendo la colpa alla madre, che avrebbe “contaminato” i tortellini della domenica senza cognizione di causa.
L’azzurra fu dapprima sospesa per due mesi, poi la Corte Arbitrale dello Sport estese la squalifica a 10 mesi. Difficile che Toon Aerts esca indenne da questa situazione, ma se riuscisse a dimostrare la propria estraneità ai fatti potremmo vederlo in sella nel giro di qualche settimana.
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