Non riesce la doppietta Tour de France-oro olimpico a Tadej Pogacar. Il ciclista sloveno ha dato tutto ciò che aveva a disposizione nella gara di quest’oggi che ha regalato uno storico trionfo a Richard Carapaz, dovendosi accontentare della medaglia di bronzo dietro anche al belga Wout van Aert, che lo ha bruciato al fotofinish.
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Non avrà vinto, ma una medaglia è arrivata comunque. E dall’alto dei suoi ventidue anni, il due volte vincitore della Grande Boucle è apparso estremamente soddisfatto della sua corsa, come dichiarato alla televisione nazionale: “Ho dato talmente tanto che non sapevo nemmeno se alla fine ero secondo o terzo. Ma non importa, la medaglia olimpica è la medaglia olimpica. Da bambino sapevo più delle Olimpiadi che del ciclismo“. E per la sua Nazione vale comunque tantissimo: Pogacar ha migliorato il miglior piazzamento della Slovenia in una gara olimpica di ciclismo, risalente al quinto posto di Andrej Hauptman nel 2004 ad Atene.
Negli ultimi chilometri, il giovane ciclista sloveno è apparso un po’ sulle gambe, non riuscendo ad arginare il tentativo di Carapaz. E nelle sue parole non c’è nulla che provi a nascondere il tutto: “È stata una delle gare più difficili della mia vita. Abbiamo corso in maniera diversa per via del calore e dell’umidità, ho sofferto nell’ultima salita. Poi ho tentato un attacco, ma lo hanno fatto anche gli altri: è stato difficile rimanere concentrati e seguire gli avversari. Volevo l’oro, ma negli ultimi due chilometri ho capito che non sarebbe mai stato possibile riprendere Carapaz. Mi sono concentrato sullo sprint per ottenere il miglior risultato possibile“.
Pogacar ha ringraziato anche i compagni di squadra che lo hanno aiutato in questo risultato che, nonostante tutto, lo fa entrare ancora una volta nella storia del ciclismo sloveno: “Tutti e tre sono stati bravissimi. Tratnik in particolare, con cui abbiamo preso l’iniziativa e dettato il ritmo, dimostrando quanto fosse in forma e quanto è forte. Anche Polanc ha dato tutto, così come Roglic“. L’uomo della Jumbo-Visma alla fine ha fatto da scudiero al giovane compagno, di comune accordo con il capitano della UAE Emirates: “Abbiamo discusso durante la gara di chi si sentiva meglio. Abbiamo compiuto una gran gara con quattro ciclisti e due capitani“.
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