Dopo un 2021 da ricordare, il ciclismo italiano sta vivendo sin qui una primavera da incubo, nella quale sostanzialmente tutti i corridori di punta hanno accusato problemi fisici più o meno importanti, a causa dei quali sono stati costretti a saltare le Classiche più prestigiose o comunque a prendervi parte in condizioni non ideali per lasciare il segno.
Emerge inoltre sempre più la carenza di corridori da corse a tappe. Vincenzo Nibali è agli sgoccioli della carriera, Fabio Aru si è ritirato nel 2021, ma già dal 2018 non era più competitivo. Lo scorso anno Damiano Caruso pescò un jolly incredibile al Giro d’Italia, chiudendo in seconda posizione alle spalle di Egan Bernal, tuttavia negli ultimi anni non sta giungendo alcun segnale incoraggiante da parte dei più giovani.
Di questo ed altro abbiamo discusso con Daniele Bennati, ct della Nazionale italiana di ciclismo che dall’autunno scorso ha preso il posto di Davide Cassani.
Una primavera all’insegna della sfortuna per il ciclismo italiano tra cadute, infortuni, Covid, bronchiti, problemi di cuore: sta succedendo davvero di tutto.
“Hai già detto tutto tu, non c’è bisogno che rifaccia l’elenco delle sfortune. E’ meglio non pensarci e lasciarsele alle spalle. Se è vero che non tutto il male viene per nuocere, di sicuro le energie non spese per questo inizio di stagione poi torneranno utili più avanti. Per la mia esperienza da corridore, quando ho avuto qualche problema ad inizio stagione, poi ho sempre fatto un finale molto bello. Questo è quello che mi auguro che avvenga, sono sicuro che sarà così. Il nostro valore non è sicuramente quello che stiamo vedendo in questi primi mesi dell’anno. Ci dobbiamo rifare e sono sicuro che ci rifaremo“.
Da anni ormai l’Italia non riesce più a trovare dei corridori da corse a tappe. La sensazione inoltre è che manchino proprio degli scalatori. Cosa si può fare per ovviare a questo problema, magari organizzare gare più dure a livello giovanile? Perché mancano scalatori in Italia?
“Credo che organizzare gare ancora più dure sia una soluzione sbagliata, perché la tendenza è già quella di fare competizioni molto impegnative. Penso sia una questione di cicli. L’Italia ha avuto dei momenti veramente esaltanti, in questo momento siamo un po’ in carenza per scalatori e corridori da corse a tappe, però ci sta. Altre nazionali hanno sofferto prima di noi. Io penso che il prossimo Nibali magari ce l’abbiamo lì pronto nelle categorie giovanili e non lo sappiamo ancora, magari più di uno. E tra qualche anno li scopriremo“.
Antonio Tiberi potrebbe essere un corridore da corse a tappe?
“Perché no, hai fatto un nome molto importante. E’ un ragazzo di grandi speranze, l’ho convocato per la Per sempre Alfredo: quella gara gli è servita per preparare la Coppi&Bartali, dove ha dimostrato di andare molto forte e di stare al passo dei più forti. Sta cominciando a prendere confidenza. Se è vero che chi lo ha seguito nelle categorie giovanili ha sempre sostenuto che fosse il futuro Nibali, perché no: Tiberi potrebbe essere la persona giusta“.
E’ nei piani andare a visionare il percorso dei Mondiali in Australia?
“Sì, stiamo programmando una trasferta, molto probabilmente nel mese di giugno. Anche se poi nel 2022, con tutti i metodi che abbiamo a disposizione, non andremo comunque ad occhi chiusi. Però comunque è giusto andare a vederlo, anche per una questione di logistica, dopodiché faremo il punto definitivo“.
Il percorso del Mondiale non si annuncia semplice, ma neanche così duro. Potrebbe essere adatto ad un corridore come Giacomo Nizzolo, ma anche a Filippo Ganna: sarebbe compatibile il doppio impegno nella cronometro individuale e nella corsa in linea?
“Potrebbe essere plausibile, sicuramente Ganna quest’anno voleva mettersi alla prova in qualche Classica del Nord, purtroppo anche lui ha avuto un po’ di sfortuna legata a strascichi di influenza. Ci ho parlato, ho piena fiducia in lui. Non ho dubbi che arriverà all’appuntamento in grande forma e un corridore come lui, su quel percorso, può fare anche la prova su strada“.
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