Claudio, un corridore che ha voluto a tutti i costi diventare un grande. Lo conosco da quando nel 1982 a San Rufo, in provincia di Salerno, è diventato campione italiano di seconda serie, si chiamava così la categoria che anticipava il passaggio ai dilettanti, e poi al professionismo, non per tutti. I punti te li dovevi guadagnare con le vittorie in gare importanti e se non raggiungevi il range richiesto, ti scordavi il professionismo.
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Poi il passaggio alla Carrera di Davide Boifava, era uno dei tanti: tanto per capirci, quando si facevano le foto di squadra, lui era in ultima fila e non gli facevano neanche le cartoline. Lui passava da casa mia e ci accordavamo per stampare un po’ di foto per lui e i pochi fan che aveva. Poi dal 1990 è cambiato tutto. Nella prima tappa del Tour, Chiappucci entra in una fuga definita “bidone” che poi entrerà nella storia del 77° Tour de France. Rimane in maglia gialla fino alle porte di Parigi, dove viene superato dal favorito Greg Lemond. Da quel giorno però “Il Diablo” diventa l’attaccante numero 1 del ciclismo mondiale. Foto e cartoline se ne trovano a valanghe, entra nelle foto di squadra nella prima linea e diventa capitano della Carrera. Andiamo ai Mondiali in Giappone, siamo molto legati, abbiamo fatto anche delle vacanze con le nostre famiglie e chiaramente c’è un legame particolare. Un giorno, durante l’allenamento, ci fermiamo sul percorso e prendiamo una bandiera dei Mondiali come ricordo, ce ne sono tantissime e copiamo un po’ quello che fanno in molti.
La sera, in camera, scattiamo delle foto vestito da Samurai: a Claudio piace tantissimo farsi fotografare anche nei modi più strani. Con lui ne combiniamo veramente tante. Nel ’91, dopo la vittoria alla Sanremo, andiamo sul SacroMonte a Varese per scattare le foto sul pavé in maglia di Coppa del Mondo, perché al Fiandre ha quasi la sicurezza di perderla. Al Tour del ‘92 compie l’impresa. Io torno al Tour con la sua fidanzata Rita e Claudio ci promette grandi sorprese. Nella tappa che porta da Sain Gervais a Sestriere, va all’attacco subito dopo il via. Ci aveva avvisato e noi possiamo seguirlo con la nostra macchina stampa. Rimane da solo, scalando il Col dell’Iseran, incitato da Rita che in macchina trema dall’emozione. Per poter vederlo all’arrivo, dopo la discesa, mentre i corridori scalano il Monginevro e poi il Sestriere, noi andiamo a prendere il traforo del Frejus per raggiungere il traguardo in tempo. Nel tratto del tunnel non riusciamo a sentire radiocorsa e non sappiamo se Claudio è ancora in testa, quindi procediamo in fretta con paura e speranza. Quando siamo in zona arrivo, sentiamo ancora che è solo e manca poco all’arrivo. E’ uno dei traguardi che ricordo con emozione: lui, in maglia a pois, che arriva stremato nella tappa in ricordo di Coppi, e che, firmando l’impresa della sua carriera, resiste ad Indurain e Bugno e regala a tutti un’emozione fortissima. A Parigi arriverà secondo, ma per i francesi diventerà il simbolo degli attaccanti.
Poi dal 1994 entra a far parte del gruppo anche Marco Pantani e nei primi anni in squadra si riusciva a convivere molto bene. Al Giro, dopo le vittorie di Marco a Merano e all’Aprica, Claudio era entusiasta, aveva finalmente una spalla per i suoi attacchi. Insieme anche ai Mondiali di Duitama in Colombia nel ’95, prima del grave incidente occorso a Pantani alla Milano-Torino.
Poi Marco passerà alla Mercatone Uno, mentre Claudio esaurisce le sue forze e prosegue per qualche anno con squadre minori.
I suoi momenti privati erano più incasinati di una gara vera. Lo chiavano tutti e lui non diceva di no a nessuno, piuttosto faceva cambiare date ed orari per essere presente ovunque. Con lui un giorno sono riuscito a fare 4 apparizioni con premiazioni varie. Si portava a casa di tutto: il suo garage era diventato una sorta di Mercatone degli affari. E’ riuscito negli anni ‘90 a spopolare in lungo e in largo. Ha corso contro i cavalli da trotto, scendeva con gli sci, giocava ad hockey, ha fatto gare di nuoto, si lanciava col deltaplano, per anni è stato il portiere della Nazionale ciclisti ed è andato in molte trasmissioni televisive e sfilate di Miss. Dopo il ritiro, ha avuto modo di farsi pubblicità all’isola dei famosi, dove ha confermato la sua posizione di molte gare, secondo. Claudio, uno dei pochi ciclisti in grado di vendere l’esclusiva del suo matrimonio e del viaggio di nozze e di farsi regalare tutto per il pranzo e la logistica da tutti i suoi sponsor. I vini da uno, la frutta da un’altro, il formaggio dallo sponsor, il prosciutto da un altro. I cavalli e la carrozza da un amico siciliano. E’ riuscito a non farsi mancare niente.
Ancora adesso, dopo parecchi anni dal suo “ritiro” – ufficialmente non lo ha mai dichiarato – lo incontro in qualche viaggio con i cicloturisti, a delle sfilate di moda o semplicemente in bicicletta, che è rimasta, nel tempo, l’unica compagna vera della sua vita.
Roberto Bettini -Copyright © iNBiCi magazine