Tom Boonen guarda con fiducia alla stagione ormai alle porte.
Reduce da due anni difficili, costellati da infortuni e problemi di natura personale, l’ex campione del mondo è riuscito a mostrare solo a sprazzi il suo talento, senza riuscire ad esprimerlo del tutto, cosa che conta di fare quest’anno, malgrado l’età che avanza sembra contro di lui. Classe 1980, non vince una grande classica dal 2012, anno che gli permise di diventare il più vincente della storia, ma lo scorso anno ha comunque mostrato di poter essere ancora grande protagonista, piazzandosi malgrado un grave problema familiare che ne ha inevitabilmente compromesso preparazione fisica e condizione mentale.
Sperando di non avere nuovi problemi di salute che ne disturbino l’approccio nelle prime settimane della stagione, il capitano della Etixx – QuickStep si dice “sicuro di poter essere di nuovo ad un buon livello“, fiducioso che “questo possa bastare“, come in passato. D’altro canto, particolare attenzione in squadra verrà data alle tattiche, per evitare di trovarsi di nuovo in situazioni come lo scorso Giro delle Fiandre, in cui la superiorità numerica della squadra nel gruppo dei favoriti non è stata sfruttata al meglio, lasciando che partisse un gruppetto di quattro uomini con un solo rappresentante dello squadrone belga. “È stata una situazione particolare ed è qualcosa di cui dovremo parlare, per evitare che succeda ancora – spiega a cyclingnews – Se vieni battuto da qualcuno di più forte non ci sono problemi, ma se hai quattro uomini in un gruppo così penso che avremmo potuto comportarci in maniera diversa e penso che è quel che faremo in futuro”.
Oltre alle classiche del pavé, suo obiettivo da sempre, l’ex campione del mondo mette proprio la rassegna iridata nuovamente nel mirino, proprio per la presenza delle amate pietre. Già vincitore nel 2005, vede il percorso di Richmond 2015 come una grande occasione per provare di nuovo ad indossare i colori più ambiti. “Il percorso è adatto a me – dettaglia – Si tratta di un percorso molto adatto ai corridori da classiche. Ci sono alcuni brevi strappi in pavé e c’è una salita più lunga che potrebbe svuotarti le gambe nel finale per cui la differenza potrebbe farsi nel pavé”.
Fonte spaziociclismo.it