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GIRO SARDEGNA, VIA COL VENTO!


Condizioni difficili, con un forte vento di scirocco, hanno caratterizzato la prima tappa del Giro Sardegna. 450 i ciclisti al via da diversi paesi del mondo che hanno affrontato la doppia scalata del Valico Arcu e Tidu dai due versanti. Vittorie per Barnabas Purbrook e Annalisa Prato sul percorso lungo e per Niki Giussani e Cristina Prati sul percorso medio.

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Il risveglio della mattina di Pasqua si presenta con il sibilo del vento dalle imposte delle finestre. Il primo pensiero va alla tappa di oggi, su cui comincio a nutrire dei dubbi che si possa svolgere, a causa di queste condizioni meteorologiche estreme. Eppure due ore dopo i ciclisti iscritti sono tutti lì, in griglia, pronti a sfidare Eolo e le difficoltà altimetriche di questa prima tappa. I primi chilometri sono ad andatura controllata, prima del via volante. L’avvio è un lento avvicinamento, controvento, verso la prima asperità dove la corsa esplode. Nei 3 chilometri di salita impegnativa la selezione è subito impietosa. Ognuno con il suo passo. Per fortuna la mia condizione è migliore del previsto e riesco a tenere un buon gruppo. Di solito la discesa è un momento di recupero, oggi invece c’è da fare fatica: si deve pedalare forte per il vento contrario e la bassa pendenza e ogni rilancio dopo le curve è una coltellata micidiale per le gambe. Ho appena il tempo per dare un’occhiata al magnifico paesaggio fatto di gole rocciose impressionanti. Poco male, questa sarà anche la salita finale e ci torneremo più tardi con maggiore calma.

Adesso i gruppi che si sono formati in discesa proseguono a buona velocità verso Castiadas e le bellissime spiagge di Costa Rei che sfioriamo appena, mentre percorriamo un breve anello che ci consente di riprendere la strada del ritorno. Si fa fatica per il vento e per la forte andatura imposta dai ciclisti più in forma. L’imponente ponte romano posto per attraversare il Rio Cannas segna l’inizio della lunga salita che ci porterà verso il traguardo. Rientriamo nel canyon scavato dai torrenti della zona e per la più bassa velocità riesco ad ammirare lo spettacolo che la natura ci regala. Ma c’è da fare fatica: nei sedici chilometri per guadagnarci il traguardo, è un continuo alternarsi di strappi pedalabili e tratti in contropendenza. Quindi si deve spingere, a tutta, fino all’ultima stilla di energia. Ci sarà tutto il pomeriggio per recuperare per le prossime tappe…

 

a cura di Michele Bazzani

Credits foto : Gabriele Tramonte e Stefano Schena

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