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IL CONI ITALIANO È ANCORA “SENZA AUTONOMIA”. E ORA RISCHIA PESANTI SANZIONI


Al Comitato olimpico internazionale serve un Coni indipendente, non legato a organi governativi come, allo stato attuale, Sport e Salute. C’è poco tempo: fino alla mezzanotte del 26 gennaio. Le conseguenze possono essere pesanti con l’Italia persino ‘esclusa’ da Tokyo.

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Serve un decreto legge che riporti le seguenti parole: “autonomia del Coni”. è proprio questo il punto cruciale della vicenda che vede l’Italia a rischio ‘warning’ da parte del Cio per violazione della Carta olimpica: l’autonomia del Coni non solo sotto l’aspetto finanziario, ma anche nel numero dei dipendenti e soprattutto che definisca il recinto del competenze.

Al Comitato olimpico internazionale serve un Coni indipendente, non legato a organi governativi come, allo stato attuale, Sport e Salute. C’è poco tempo: fino alla mezzanotte del 26 gennaio. Se il decreto legge sarà inserito in Gazzetta Ufficiale la mattina del 27, i componenti dell’esecutivo del Cio si riuniranno in seduta virtuale e parleranno di altre tematiche.

Se, invece, tutto ciò non accadrà il governo dello sport mondiale presieduto da Thomas Bach al punto ‘Noc’s’ (trattazione di problematiche dei Comitati olimpici nazionali) discuterà della situazione italiana che si protrae da ormai due anni dopo tante promesse sia verbali (tra esse anche quella del premier Conte a Losanna il 24 giugno 2019) che cartacee.

IL NUOVO SCONTRO

Quello del 12 gennaio è un nuovo episodio che ha visto contrapposti il presidente di Sport e Salute, Vito Cozzoli, e il Coni. In audizione presso le Commissioni congiunte del Senato, Cozzoli ha proposto una ‘terza via’ rilanciando: “Siamo pronti per un nuovo contratto di servizio tra Sport e Salute e il Coni che preveda la gestione diretta e autonoma da parte del Coni dei dipendenti e dei presidi organizzativi”.

La risposta dal Foro Italico non si è fatta attendere anche perché “Sport e Salute non è servente dell’Ente Coni a differenza di quello che era in passato Coni Servizi”. Il Cio ha chiesto più volte – per iscritto – al Governo italiano una legge per regolare l’autonomia del Coni e non contratti di servizio con SpA di Stato che rispondono all’autorità governativa e non, come in passato, a SpA che rispondevano all’Ente Coni.

In una nota il Comitato Olimpico Nazionale Italiano si è detto “pesantemente irritato” in merito a alle “improvvide e ingiustificabili dichiarazioni” pronunciate da Cozzoli perchè “queste affermazioni rappresentano la prova provata che il Coni non è autonomo e che le sanzioni previste dalla Carta Olimpica per tali infrazioni non possono essere interpretate o oggetto di previsioni da parte di chi non ha alcun ruolo nell’ordinamento olimpico”.

Il Coni sostiene che le dichiarazioni di Cozzoli “minano il lavoro dei propri rappresentanti che da mesi stanno lavorando per una soluzione che eviti all’immagine del Paese un umiliante provvedimento, così come auspicato recentemente da autorevoli esponenti politici di maggioranza e opposizione”.

LE VIOLAZIONI DEL CONI

In questo momento il Coni, unica struttura di riferimento in Italia per il Cio, è in piena violazione della Carta olimpica del movimento a cinque cerchi e violarla significa andare incontro a sanzioni. Sul tema il presidente del Coni, Giovanni Malagò più volte aveva ammonito, “sitiamo scherzando con il fuoco”.

Altri ultimatum l’esecutivo del Cio (il governo dello sport mondiale) presieduto da Thomas Bach – a fine settembre aveva avuto un botta e risposta a distanza con il ministro Spadafora proprio sulla questione autonomia – non sembra intenzionato a darne. C’è da dire che una sospensione non è una squalifica. La prima può essere revocata quando il soggetto sospeso ritorna a rispettare la norma o legge inizialmente violata (puo’ essere convocato anche un esecutivo ad hoc), la seconda deve rispettare una scadenza temporale.

Il prossimo esecutivo sarà a metà marzo a margine della sessione che rieleggerà Bach numero uno del Cio. Le sanzioni, in questo caso per la violazione all’articolo 27 della Carta olimpica, (“i Comitati olimpici nazionali devono preservare la propria autonomia e resistere a pressioni di qualsiasi tipo, incluse quelle politiche, giuridiche, religiose o economiche”) sono regolate nel capitolo 6 dove sono indicate le procedure per arrivare alla redenzione.

Al punto 1.4 dell’articolo 59 si parla esplicitamente di sospensione (verrebbe inflitta dall’Esecutivo del Cio), revoca del riconoscimento provvisorio (Esecutivo), revoca del pieno riconoscimento (Sessione) e revoca del diritto di organizzare una Sessione (Sessione). All’articolo 61 sono indicate le modalità per risoluzione delle controversie che vengono prese solo dall’esecutivo o, in alcuni casi, anche dal Tribunale Arbitrale dello Sport. Insomma, meccanismi all’interno dei quali è preferibile restare molto distanti.

LE CONSEGUENZE

Se il Coni venisse sospeso, sotto l’aspetto sportivo significherebbe che alle Olimpiadi di Tokyo del luglio 2021 – sempre se si terranno – non ci sarebbe la bandiera italiana, l’inno di Mameli non verrebbe suonato in caso di vittoria, atleti indiosserebbero divise ‘neutrali’ senza scritta ‘Italia’ e le medaglie vinte rientrerebbero nel serbatoio degli Independent Olympic Athletes (Ioa). Non solo.

Ai Giochi nella terra del Sol Levante parteciperebbero solo atleti italiani qualificati e a titolo individuale e non le squadre. Traduzione: niente nazionali di pallavolo, softball, Settebello e Setterosa e scherma. Niente ‘sogno’ olimpico nemmeno per dirigenti e giornalisti italiani perchè il Cio non rilascerebbe accrediti ad un Comitato olimpico sospeso.

In caso di sospensione del Coni e quindi dell’interruzione dei rapporti istituzionali con il Cio, quest’ultimo potrebbe decidere di sospendere anche il contributo, o tranche di esso (925 milioni di dollari complessivi), destinati ai Giochi di Milano-Cortina del 2026. 

fonte agi.it

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