La 6.a edizione de “La Moserissima” di sabato 10 luglio sarà dedicata alla memoria di Aldo Moser.
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È stato il capostipite della dinastia Moser, un pezzo importante di storia del ciclismo mondiale. Francesco Moser: “Dedicare ad Aldo la Moserissima è il minimo che possiamo fare”. Iscrizioni aperte a 25 euro per rivivere il ciclismo di un tempo, nel nome di chi l’ha corso.
Quest’anno la 6.a edizione de ‘La Moserissima’, ciclo pedalata in stile vintage organizzata da Trento Eventi Sport SSD e dall’APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi, avrà un sapore molto particolare per la famiglia Moser.
L’intera giornata della ciclostorica trentina di sabato 10 luglio sarà dedicata alla memoria di Aldo Moser, scomparso lo scorso 2 dicembre. Aldo era il più grande di dodici figli, capostipite di una dinastia che, nel corso degli anni, ha fatto la storia del ciclismo italiano e non solo. Percorrere le orme del ‘maggiore’ è stato l’obiettivo di altri tre fratelli, Enzo, Diego e Francesco, capaci di collezionare presenze tra i ‘pro’, vittorie incredibili, primati e prestigiose maglie, tra Grandi Giri e corse di un giorno. È Francesco Moser l’italiano con il maggior numero di vittorie in carriera in ambito ciclistico, il quale racconta l’importanza di Aldo sia nella famiglia che come esempio da seguire: “Aldo è stato colui che ha portato il ciclismo a casa nostra, il primo ad iniziare la carriera da professionista. Dopo di lui, hanno iniziato anche Enzo e Diego, fino al 1969 quando, sempre Aldo, mi ha convinto a provare a correre. Dedicargli la Moserissima è il minimo che possiamo fare”.
Di Aldo si ricordano le vittorie, della Coppa Agostoni nel 1954, del Trofeo Baracchi nel 1958 e 1959 e della Coppa Bernocchi nel 1963 solo per citarne alcune, delle corse con Fausto Coppi e Fiorenzo Magni, oltre all’immagine sofferta dell’8 giugno 1956 di uno stoico Aldo Moser tra due muri di neve mentre il Giro d’Italia transitava sul ‘suo’ Monte Bondone. Nella sua carriera riuscì ad indossare per due volte la Maglia Rosa e a rappresentare l’Italia in quattro edizioni dei Mondiali, ma per Francesco avrebbe potuto raccogliere più risultati di quanto fatto: “Io andavo sempre a vederlo, lo seguivo sulle corse. In carriera ha conquistato tanti piazzamenti, ma se fosse stato più veloce in volata avrebbe potuto vincere molte più gare”.
È stato un esempio di umiltà, longevità e determinazione, un uomo che ha coronato il sogno di correre una stagione con i propri fratelli, alla Filotex nel 1973, prima di ritirarsi. Esempio di un ciclismo che purtroppo non c’è più, ma che è bene non dimenticare. Anche per Francesco il ciclismo dei giorni nostri è molto diverso da quello di un tempo, quando correvano i fratelli Moser: “Negli anni sono cambiate tante cose, le corse, le squadre, la mentalità dei corridori. Un tempo eravamo noi ciclisti a decidere cosa fare al momento, comandavamo noi in base a cosa accadeva in gruppo, mentre adesso è un ciclismo molto più esasperato e sembra che i corridori siano telecomandati. Forse per la gente era meglio prima”.
Le iscrizioni a “La Moserissima” sono ancora aperte, con la quota di partecipazione fissata a 25 euro. Certo, il mondo del ciclismo professionistico guarda avanti e non potrà mai tornare indietro agli anni dei Moser, ma per chi ama ripercorrere e riassaporare il gusto di un ciclismo d’epoca fatto di manettini sul telaio e tubolari a tracolla, il consiglio è di passare a Trento sabato 10 luglio, quando da Piazza Duomo partirà la 6.a edizione de ‘La Moserissima’ – Memorial Aldo Moser, unica tappa del Giro d’Italia d’Epoca in Trentino-Alto Adige, con il fascino del vintage che rivivrà ancora nel nome di chi quel ciclismo l’ha vissuto per davvero.
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