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NOZZE D’ORO PER MERIDA: 50 ANNI DI MATRIMONIO CON IL CICLISMO


Festeggia mezzo secolo di vita il brand taiwanese che ha in Germania il proprio laboratorio di ricerca e sviluppo, e per festeggiare l’importante traguardo, la sede italiana di Merida lancia una limited edition del modello Scultura che verrà presentata a settembre: solo 60 pezzi per veri intenditori. 

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A volte ci sono storie che nascono dalla rivincita su pregiudizi e stereotipi, e sono storie di successo. E questa è una di quelle.


Tutto inizia nel 1970 quando Ike Tseng, un giovane uomo d’affari di Taipei, si trova in viaggio per gli Stati Uniti e, entrando in un negozio di biciclette, trova un cartello con un messaggio chiaro e quanto mai lapidario: “Non si riparano bici fabbricate a Taiwan”. La ragione la spiega lo stesso titolare del punto vendita, adducendo alla scarsa qualità delle bici provenienti da questo Paese. Superato lo sgomento per quella frase e raccolto il guanto di sfida, Ike Tseng rientra in patria con la chiara intenzione di sfatare questo pregiudizio e un paio di anni più tardi inaugura a Yuanlin, a ovest dell’isola, Merida Industry Co. Ltd, l’azienda che sarebbe poi diventata uno dei principali produttori al mondo di biciclette.


Il nome scelto non è casuale, infatti Merida rappresenta una semplice forma costruttiva delle tre sillabe “Me-Ri-Da” che nella lingua di Taiwan esprimono l’obiettivo dell’azienda di realizzare esclusivamente prodotti di alta qualità, per consentire a chiunque di raggiungere la propria destinazione nel modo più piacevole possibile.

Da terzista a protagonista del mercato
“Ma perché produrre solo per altri, quando potrei stare sul mercato con un mio personale brand?” Si deve essere chiesto Ike Tseng, e così, 16 anni dopo la fondazione della prima fabbrica, l’imprenditore taiwanese lancia sul mercato il marchio indipendente MERIDA.

Negli anni l’azienda è cresciuta enormemente anche grazie a un binomio efficace: mentre la produzione viene sempre più concentrata a Taiwan, dove è possibile avere un controllo costante delle diverse fasi, lo sviluppo di nuove soluzioni nasce da un investimento in un laboratorio di proprietà in Germania dedicato alla ricerca e sviluppo tra i più innovativi del comparto. I due gruppi di lavoro di Merida si muovono in sinergia: nelle diverse fasi di progettazione di una bici, per un designer o un ingegnere a Stoccarda c’è sempre una controparte a Taiwan che valuta l’implementazione delle proposte nel ciclo produttivo. Il centro tedesco di R&D in casa Merida vanta una strumentazione moderna e all’avanguardia, con macchine da simulazioni virtuali, fondamentali nelle prime fasi del progetto, strumenti di valutazione fluidodinamica computazionale e una galleria del vento dedicati soprattutto alle bici da strada aero. Oltre a ciò, il laboratorio vanta un protocollo controlli molto più rigidi di quelli ISO sui primi campioni di telai.
Questa soluzione ha consentito a Ike Tseng e alla sua Merida di creare in questi anni biciclette diventate icone nel ciclismo su strada così come nella mountain bike, grazie alle quali atleti di grandi team hanno tagliato traguardi indimenticabili, entrando nella storia del ciclismo.

Tra gli attuali progetti del centro di ricerca e sviluppo tedesco, ci sono studi sui materiali scelti da Merida, dall’alluminio al carbonio, per analizzare ulteriori possibilità e metodi di lavorazione con un solo obiettivo: migliorare la durata e la sicurezza dei telai e di tutte le componenti delle bici.

Una Scultura speciale per l’Italia
Per festeggiare l’importante traguardo la sede italiana dell’azienda ha messo a punto una limited edition del modello Scultura da strada: una grafica esclusiva del telaio per solo 60 unità di questo particolare modello destinate ad altrettanti appassionati.
«Un traguardo importante quello dei cinquant’anni di vita che vogliamo festeggiare con la “rielaborazione” grafica del nostro modello iconico – ha commentato Gianluca Bonanomi, sales manager di Merida Italycosì da offrire a 60 appassionati italiani una versione Scultura numerata come solo le opere d’arte devono esserlo».

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