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RICHMOND 2015



Italia sempre protragonista, ma anche stavolta dobbiamo accontentarci della medaglia d’argento al termine di una prova maledetta.

La tua VACANZA in bici

dal 15 al 22 Febbraio
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Kevin Ledanois ha conquistato il titolo under 23 nei Campionati del Mondo di Richmond 2015 davanti ad un bravissimo Simone Consonni che con una volata delle sue aveva provato una disperata rimonta. Anche sul terzo gradino del podio sale un ciclista transalpino si tratta di Anthony Turgis che ha preceduto l’altro azzurro Gianni Moscon. L’atleta della Zalf, probabilmente il più forte quest’oggi, è stato davvero sfortunato nel momento decisivo quando, sullo strappo della 23st Strada, è stato costretto a mettere il piede a terra essendo frenato dalla caduta dell’atleta che lo precedeva. Esattamente in quel momento è partito l’attacco della Francia che è riuscita a sfruttare al meglio l’occasione avuta.

 

Veniamo alla cronaca della gara. Dopo 5 chilometri dal via evadono dal gruppo Nassim Saidi (Algeria) e Sergey Luchshenko (Kazakistan). Il gruppo non concede molto spazio e, in prossimita dei tre strappi, il distacco viene annullato. Subito dopo la conclusione del primo giro, scattano Joao Rodriguez (Portogallo), Jean Insengiyuma (Ruanda), Amanuel Ghebriegzabhier (Eritrea) e Omer Goldstein (Istrale), raggiunti in un secondo momento da Adil Barbari (Algeria). Il tentativo prende corpo, ma sugli strappi Goldstein perde contatto, mentre da dietro riprendono gli scatti. Il primo a muoversi è Wilmar Paredes (Colombia), ripreso successivamente da Stepan Astafyev (Kazakistan), Gregory Daniel (USA), José Luis Rodriguez (Cile) ed Eddie Dunbar (Irlanda), che riescono a raggiungere la testa della corsa.

 

La situazione non si placa, poiché dietro proseguono gli scatti e i controscatti, con gli italiani molto attivi. Proprio un azzurro, Davide Martinelli, riesce a sganciarsi nel quarto giro, riportandosi su Rodriguez e Dunbar che, poco prima, avevano staccato gli alti compagni di fuga. A 100 chilometri dall’arrivo la corsa sembra aver preso un preciso indirizzo, ma gli attacchi non si placano e riescono a riportarsi nel gruppo di testa, in momenti diversi, il kazako Oleg Zemlyakov ed il tedesco Maximilian Schachmann, argento della prova a cronometro. Martinelli sceglie di non collaborare preservando le energie per le ultime tornate facendo innervosire Dunbar visto che il vantaggio della fuga non decolla sopra i due minuti. Quando Martinelli decide di dare una mano lo fa in maniera decisa mettendo alla frusta Dunbar che salta per aria. Al comando della gara restano così in quattro che riescono a trovare un timido accordo visto che il gruppo è pronto a riassorbirli. Così nel terzultimo passaggio sui tre muri finali Martinelli si muove in maniera decisa. Il bresciano è però sfortunato visto che un problema al cambio lo costringe a fermarsi proprio all’imbocco del secondo strappo e successivamente a farsi riassorbire dal plotone.

 

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La corsa s’infiamma nel penultimo giro. Sulla Libby Hill, prima salita del trittico, il gruppo tirato dalla Gran Bretagna riesce a riassorbire i bravi attaccanti di giornata, ma dopo pochi chilometri accade quello che non ti aspetti: l’attacco del capitano danese Søren Kragh Andersen. L’azione del 21enne non dura però molto visto che a 15 chilometri dall’arrivo si rende conto di avere pochissime possibilità di portarla sino al traguardo e decide di rialzarsi. È la Gran Bretagna del grande favorito Owain Doull a tenere alta la velocità nell’ultimo giro, ma tutto resta ancora in ballo quando inizia a cadere qualche goccia di pioggia sulla carovana…

 

A sette chilometri dalla conclusione è ancora Davide Martinelli ad andare all’attacco, l’alfiere del Team Colpack riesce ad avvantaggiarsi in compagnia di altri due atleti affrontando così in testa la salita di Libby Hill. Il gruppo è però alle calcagna grazie all’azione della nazionale belga ben marcata da Gianni Moscon. L’atleta di punta belga cade però in una scivolosa curva sul pavé frenando l’azione di Moscon. Accortosi della caduta i francesi Kevin Ledanois e Anthony Turgis sferrano il proprio attacco che gli permette, con un austriaco, di riportarsi su uno stremato Martinelli in cima alla salita. In discesa e sulla successiva salita, Ledanois, che ho corso quest’anno tra i professionisti con la Bretagne-Séché, riesce a far la differenza arrivando tutto solo sul rettilineo finale. Moscon da dietro prova a sacrificarsi per Simone Consonni con una paurosa trenata, ma ciò non basta per evitare la beffa. L’oro va alla Francia, ma l’Italia ha tanto da recriminare.

 

Fonte SpazioCiclismo

Mattia De Pasquale

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