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SHIMANO ROAD E OFF ROAD, QUEL FILO ROSSO CHE HA FATTO LA STORIA ( PRIMA PARTE )

SHIMANO ROAD E OFF ROAD, QUEL FILO ROSSO CHE HA FATTO LA STORIA ( PRIMA PARTE )


Impossibile negarlo: il primato storico nel campo della componentistica di altissima gamma dedicata alle biciclette da corsa spetta a Campagnolo, mentre alla Shimano va lo “scettro” di apripista assoluto nel campo delle parti destinate alle mountain bike.

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L’iconico Deore XT della Casa giapponese fu infatti un gruppo trasmissione introdotto nel modo giusto e nel momento giusto: era il 1983 e quei componenti di estrema affidabilità, robustezza e precisione irruppero sul mercato sia quando Shimano aveva appena assunto connotazione di azienda internazionale, che esportava i suoi prodotti negli Usa e in Europa, ma soprattutto nel momento in cui nel mondo iniziava a farsi largo quella nuova, rivoluzionaria bicicletta che oltreoceano chiamavano “a ruote grasse”, capace di sfidare i fondi non asfaltati, anche quelli di una certa difficoltà. Deore XT, “Il primo gruppo Shimano da mtb. Era l’evoluzione di componentistica per bici touring”.

Deore XT, il primo gruppo Shimano da mtb. Era l’evoluzione di componentistica per bici touring

Ben presto, con il Deore XT Shimano conquistò quella leadership nel settore del mountain-biking, che a tutti gli effetti conserva ancora oggi, nonostante il fatto che nel corso del tempo l’azienda con sede a Osaka ha poi acquisito un ruolo di primo attore anche nel campo della componentistica di trasmissione dedicata alle biciclette da corsa.

Appunto, essendo il nostro un portale più orientato al mondo “road”, ci divertiremo a scovare in questa serie di articoli tutte le soluzioni tecniche stradistiche che nel corso del tempo l’azienda giapponese ha introdotto sulla scorta di tecnologia sviluppata per il fuoristrada, per le mountain bike. Il percorso contrario? Vedremo che saranno casi più isolati. E questo non per caso: oggettivamente è il contesto più ostico, accidentato e “sporco” del fuoristrada a porre condizioni di utilizzo severe, dove l’efficienza è requisito imprescindibile ancor più di quel che può servire in un ambiente relativamente meno esigente come può essere quello dell’asfalto. Ricordiamocelo sempre: quanto appena detto è un elemento che, semmai dovesse ancora servire, conferma ancora di più e ancora una volta l’affidabilità delle parti siglate “Shimano” e forse autorizza a dare un ulteriore sigillo di qualità a tutto ciò che Shimano produce per il settore “road”.  

Rivoluzione indicizzata: prima su asfalto

Andando molto indietro nella storia della componentistica Shimano scopriamo che è per primo il mondo della componentistica road a dare il suo “assist” al fuoristrada. E del resto non poteva che essere altrimenti, se si pensa che il primo Deore XT da mountain bike è evoluzione di componentistica dedicata alle bici da touring; inoltre, prima che iniziasse a dedicarsi anche alle ruote grasse, Shimano era già da tempo azienda affermata per la componentistica per bici da corsa. Tant’e: nel 1984 l’azienda orientale introduce il suo rivoluzionario SIS, Shimano Indexed Shifting, il sistema di cambiata indicizzato applicato sul suo Dura-Ace, già all’epoca gruppo di riferimento per le bici da corsa.

Le levette cambio da strada indicizzate SIS

In quegli anni le levette a manubrio del neonato gruppo Deore XT erano ancora a frizione, ma se era così era perché ai tempi pensare a una transizione indicizzata delle cambiate era considerato un azzardo, qualcosa che in un certo senso sfidava la sensibilità e la precisione che si potevano ottenere con un’escursione libera nella corsa del comando cambio.

Le levette cambio del primo Deore XTR, a frizione

È in questo modo e in questo senso che gli M730, ovvero i primi comandi Deore XT indicizzati arriveranno due anni dopo rispetto agli omologhi comandi stradistici, ovvero i Dura-Ace di classe 7400, ma esattamente come questi ultimi le nuove levette davano all’utente la possibilità di optare per la cambiata indicizzata oppure per quella a frizione, appunto per esaudire tutte le possibili esigenze e le abitudini di cambiata di utenti ancora non pronti alla novità della cambiata “a scatti”. Clic, clic, clic: e la catena magicamente si innestava su un altro pignone, un’autentica rivoluzione a quei tempi.

Cambiate fluide sia su strada che off-road

Polvere, fango e detriti: le sempre più diffuse bici da fuoristrada sono obbligate ad affrontare condizioni d’uso severe. È anche alla luce di questo che Shimano inizia ad investire sugli organi più direttamente coinvolti nella trasmissione.

Pignoni a cassetta di generazione HG. Sette velocità, siamo nel 1989

Nel 1989 i pignoni a cassetta in questo senso fanno un significativo balzo in avanti sulla strada della maggiore efficienza e fluidità nella transizione della catena da un pignone ai due adiacenti: con la tecnologia Hyperglide (HG) i pignoni impiegano un nuovo design, che facilita la discesa e la salita della catena (dedicata anche questa), rendendo la transizione più fluida.

I pignoni HG hanno una particolare modellazione che facilita la transizione della catena

In quella stagione la nuova tecnologia viene indistintamente utilizzata sia per la componentistica di alta gamma Shimano per la mountain bike che per le bici da corsa.   

Rivoluzione SPD

Nel 1990 Shimano compie un salto tecnico epocale: con il PD-M737 introduce il primo pedale a sgancio progettato specificamente per la mountain bike. Alla comparsa del pedale, tra l’altro, si aggiunge la realizzazione di una scarpa dedicata (la SH-M100), con suola destinata ad accogliere quello che sarà uno standard di tacchetta che ancora oggi rappresenta un “must” per tanti fuoristradisti, l’SPD, ovvero Shimano Pedalling Dynamics.

I mitici Deore XT M737, vera e propria icona del mountain biking

La grande rivoluzione è non solo e non tanto aver esteso anche al fuoristrada l’accoppiamento solidale tra scarpa e pedale (nel ciclismo su strada già esisteva da quattro anni grazie a Look) ma anche quello di aver escogitato un’architettura di funzionamento geniale, che nella percezione che abbiamo oggi sembra scontata, ma non lo era affatto ai tempi.

Anche nella mtb la connessione tra scarpa e pedale diventa solidale. Merito dell’SPD, del 1990

La tacchetta poteva agganciarsi indifferentemente su entrambe le facce del pedale: il PD-M737 diventa subito “il pedale” dei biker agonisti dell’epoca. Il suo successo è tale che qualche stagione dopo viene declinato anche in versione stradistica: il PD-7410 del 1993 è un pedale stradistico di classe Dura-Ace. Nel suo piccolo ha fatto la storia non tanto perché la sua architettura compatta lo rese subito il più leggero dei pedali a sgancio per bici da corsa dell’epoca. Il peso al paio era di soli 317 grammi e le tacchette in uso erano praticamente le stesse dei pedali da mtb, con la sola differenza che erano provviste di un accessorio, una sorta di “ponte” che rendeva più fermo l’aggancio secondo le necessità del ciclismo stradistico e che inoltre agevolava il ciclista nella camminata quando sceso dalla bici. Le tacchette erano disponibili in due versioni, la più larga SM-SH70 e la più stretta SM-SH71, in modo da ottenere un flottaggio laterale differente, fisso nel primo caso, libero nel secondo, e anche in questo caso anticipando una tendenza e una prerogativa che diventerà essenziale sui successivi pedali stradistici, sia quelli Shimano, sia quelli dei marchi concorrenti.

Il Dura-Ace PD-7410, versione stradistica dei pedali SPD da mtb

Fine prima parte

a cura di Maurizio Coccia Riproduzione ©Riservata-Copyright© InBici Magazine 

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