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SOFIA COLLINELLI: “DA BAMBINA VIDI UNA BICI GIALLA E SCOCCÒ LA SCINTILLA”


Ragazze & social, cadute e risalite di una giovane campionessa che, per questioni di genoma, non poteva tradire.

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Lei è Sofia Collinelli e il suo cognome, nel mondo del pedale, racconta già tanto.

L’araldica è importante, si sa, ma poi – oltre al talento – ci devi mettere del tuo. La propensione al sacrificio, la grinta, l’ostinazione nell’inseguire i tuoi sogni. Quella che, in questo momento, dopo un grave infortunio, Sofia sta dimostrando a tutto tondo.

Dopo il buio, la risalita è già cominciata. Con tanta determinazione e un chiodo fisso: gli Europei. 

Sofia, sei cresciuta in una famiglia in cui si mangia pane & ciclismo: cosa ha significato per te e la tua carriera vivere in un ambiente così?

“E’ vero, da sempre, a casa mia, si è respirato solo ciclismo. Fin da piccola ho fatto molti sport: di solito, la bici d’estate e altre discipline in inverno. Devo dire grazie a mio padre che mi ha portato nei velodromi da piccola. Vidi una bicicletta gialla e da lì scoccò la scintilla. Iniziai a vincere subito ed era come essere al luna park. Nessuno sforzo, solo divertimento. Ad ogni gara che facevo vincevo e dunque, giorno dopo giorno, mi sono poi innamorata di questa disciplina”.

Sei giovane ma con un palmares già importante: dove li trovi questi stimoli?

“L’appetito vien mangiando. Quando ero Juniores prendevo come riferimento le mie compagne di Nazionale e il sogno era vincere il Mondiale. Nessuno credeva che al primo anno, da grande, fosse possibile vincere subito e invece ci siamo riusciti. Al secondo anno ci siamo confermate e quindi adesso, ogni stagione, alziamo l’asticella e ripartiamo per nuovi traguardi”

Qual è stata la vittoria che ti porti nel cuore?

“Il Mondiale senza dubbio, ma anche tutte quelle vittorie su strada  che poi hanno costruito, mattone su mattone, questo meraviglioso sogno iridato”.

Sei in fase di recupero dopo un grave infortunio: come procede la riabilitazione?

“Sto uscendo da un infortunio molto grave, la pubalgia agli adduttori, che all’inizio avevamo sottovalutato. Poi, dopo la campagna del Belgio, la situazione è degenerata e mi sono dovuta fermare. Prima per oltre due mesi in maniera totale poi, grazie al Dottor Combi su consiglio della Paternoster, abbiamo trovato il problema e, pian piano, il problema si sta risolvendo. Ho ricomiciato a pedalare da un mese circa, anche grazie alle cure del Dottor Borra. Le prime sensazioni sono buone, è stato un periodo buio, forse il peggiore della mia carriera. Per la prima volta mi sono dovuta fermare. Questo infortunio mi ha messo ko e mi ha fatto capire che voglio diventare una ciclista affermata. Stare ferma è stata una tortura”.

Per la prossima stagione punterai di più sulla strada o sulla pista?

“Questo stop ha cambiato il mio modo di vedere e di volere le cose. Adesso ho voglia di recuperare il tempo perduto. Conto a maggio di rimettere il numero sulla schiena, prima su strada poi in pista. Il mio obiettivo primario, in ogni caso, è partecipare agli Europei sia su strada che su pista”.

Che ruolo ha, visto anche il grave infortunio, l’alimentazione nella tua preparazione?

“Tendo un po’ a trascurarla, purtroppo. Ma più cresco e più capisco che sia fondamentale. Del resto, c’è chi dice che l’alimentazione sia più importante dell’allenamento. Se devo allenarmi sono perfetta, anche ogni giorno, ma con l’alimentazione è difficile”.

Hai quasi 31k follower su Instagram: quanto conta per uno sportivo essere visibile ed attivo su queste piattaforme?

“Secondo me è importantissimo perché nel ciclismo femminile solo una su dieci riesce a campare di ciclismo. Io sono una di queste grazie anche ai social. Al giorno d’oggi conta molto anche l’immagine. Il mio obiettivo è sfondare nel ciclismo. A me viene naturale usare i social perché l’ho sempre fatto, il contatto con la gente mi motiva sempre molto, anche se qualche haters c’è”.

Sei impegnata anche con il CONI: quanto contano queste iniziative per motivare i giovani?

“E’ stata un’esperienza che mi ha arricchita e mi ha fatto molto piacere. Portare la mia esperienza nelle classi è stato un onore e mi ha fatto crescere. Se io posso dare una mano nel mio piccolo è sempre un piacere perché, facendomi conoscere, posso trasmettere la storia di una ragazza che pedalando sta rincorrendo i propri sogni”.

Essere ambassador di molti brand è anche un modo per dire “sono giovane ma posso farcela ugualmente?”.

“Sono brand ambassador di molti marchi importanti e per me è un onore. Lo scopo è essere la parte migliore di me stessa sempre. Li ringrazio perché loro credono in me ed io in loro e per me è un orgoglio perché mi affiancano da anni, anche quando non avevo vinto. Spero di averli vicini ancora per molti anni”.

a cura di M.M. Copyright © Inbici Magazine ©Riproduzione Riservata

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