La bella notizia è arrivata ieri: Sonny Colbrelli è stato dimesso dalla clinica di Cardiologia dell’Ospedale di Padova, dove era stato ricoverato dopo aver avuto un arresto cardiaco al termine della prima tappa del Giro di Catalogna, dove era arrivato secondo alle spalle di Michael Matthews. Ma per le condizioni in cui si trova, la sua carriera professionistica sembra terminata, almeno per lo Stato italiano.
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La causa è l’impianto del defibrillatore sottocutaneo a cui è stato sottoposto; un macchinario che ha la funzione di rilevare un battito cardiaco irregolare o pericoloso erogando un cosiddetto ‘shock salvavita’ per riportare il ritmo alla normalità, con un monitoraggio continuo. Un caso pressoché simile a quello del calciatore Christian Eriksen, che ebbe un malore simile durante la prima partita dell’Europeo 2020 contro la Finlandia.
Le linee guide italiane non prevedono la possibilità di fare sport senza dei rischi traumatici. Se nel calcio questo rischio è dovuto da degli scontri di gioco, nel ciclismo è provocato da eventuali cadute: sicuramente qualcosa che può accadere con meno frequenza, ma è una eventualità che può comunque succedere. Tanto è vero che per Eriksen il ritorno al calcio giocato è avvenuto in Inghilterra.
Alla Gazzetta dello Sport, il direttore dell’Unità operativo delle cardiomiopatie genetiche e cardiologia dello sport all’Università di Padova Domenico Corrado non si sbilancia: “La causa è in corso di valutazione (…) Eriksen è tornato a giocare a calcio col defibrillatore. Nessuno può sentenziare che la carriera di Colbrelli sia finita, ma la cosa più importante è aver riguadagnato la salute e la serenità. Certo, in Italia ci sono delle norme che hanno impedito a Eriksen di continuare a giocare nell’Inter. Sonny ha bisogno più di tutto di un periodo di tranquillità. La vita è la cosa più importante“.
Per la Gazzetta dello Sport, l’unica soluzione per Colbrelli per tornare a correre è lasciare l’Italia e prendere un’altra cittadinanza, diventando cittadino di un altro Stato che sia più permissivo con chi porta un defibrillatore. Il campione europeo non sarebbe dunque sottoposto alla legge italiana e la sua idoneità sportiva verrebbe decisa in quello Stato.
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