Da una parte la “tempesta Filomena”, che con le sue abbondanti nevicate ha ricoperto di bianco gran parte del centro e dell’est della penisola iberica. Dall’altra la situazione sanitaria a livello continentale con i problemi dovuti al Coronavirs. No, non è certo il contesto più semplice per lavorare. Ma con le massime precauzioni e ottimizzando al massimo le risorse umane, con la creazione di una “bolla” di protezione contro il Covid-19, giovedì 19 ha preso il via il secondo ritiro pre-stagionale del team EOLO-KOMETA, nell’impareggiabile cornice dell’Oliva Nova Beach & Golf Resort.
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Le regioni levantine di La Safor, Marina Alta e Marina Baja in questi giorni stanno ospitando la stragrande maggioranza delle squadre ciclistiche professionistiche: questo grazie alla benedizione di un clima mite e alla presenza di infrastrutture di altissimo livello. Il Coll de Rates, in queste settimane è la vetta più importante del ciclismo.
Giornate fatte di allenamenti intensi, di maniacale preparazione da parte dei meccanici, di organizzazione logistica, di pianificazione del calendario, di interviste con i giornalisti, di sessioni fotografiche e registrazioni video. Si lavora, tanto e sempre, dentro la bolla di Oliva. Il debutto stagionale è alle porte: domenica 24 la squadra correrà alla Clàssica Comunitat Valenciana. Per forza di cose, la squadra è sempre molto attenta alle evoluzioni quotidiane della situazione: non sono giorni semplici dal punto di vista della salute, non è semplice adattare la normale attività lavorativa al contesto attuale e ai vincoli stabiliti dall’autorità.
I ciclisti Mark Christian e John Archibald sono gli unici a non essere presenti al ritiro, a causa delle restrizioni fissate dalle autorità britanniche: per ora, il loro lavoro prosegue a distanza. Poi, c’è il resto: alcuni bagagli degli atleti non sono ancora giunti a destinazione… “Questa – sorride rassegnato una delle “vittime”, Luca Wackermann – è la prima volta nella mia carriera che mi capita una cosa del genere…e ormai corro da qualche anno!”.
Lavoro. Riposo. Questa è la routine quotidiana per i corridori della EOLO-KOMETA. Per garantire il più possibile la sicurezza, il lavoro sul campo viene svolto in due gruppi ed evitando il più possibile il passaggio nelle aree urbane. Diego Pablo Sevilla, uno dei veterani della struttura e buon conoscitore del territorio, propone alcuni percorsi che non compaiono nemmeno sulle mappe. Ed è bellissimo vedere come nella pre-stagione il ciclismo professionistico viene ospitato dai paesaggi e dai percorsi più idilliaci del cicloturismo.
Ciclisti veterani ed esperti come Francesco Gavazzi o Manuel Belletti non sono diversi da quelli che si stanno affacciando al ciclismo “pro” come Arturo Grávalos o Davide Bais: nei loro occhi, brilla la luce dell’illusione, quella luce speciale che crea desiderio e motivazione. “È davvero un bel gruppo, l’armonia è magnifica”, dice Belletti. “L’atmosfera è davvero molto buona tra tutti, atleti e staff”, rafforza Alejandro Ropero. Mattia Frapporti, un altro dei rinforzi del 2021, accarezza sognante la nuova maglia appena indossata. “È bellissima, vero? Sono davvero felice di far parte di questo progetto”, dice.
Ore di pedalata con nuovi colori e nuovi materiali. Massaggi. Riposo. Magari qualche ora al pc. E anche un po’ di letture, anche tecniche. “A dicembre tutto questo era nuovissimo per me, ora tutto e tutti fanno più parte della mia vita e io sono ancora più a mio agio. Nei pomeriggi devo prendermi un po’ di tempo libero per continuare le mie lezioni di inglese e anche per fare progresso nel mondo dei massaggi, che mi affascina molto e che sto studiando”, dice Arturo Grávalos.
In questi giorni, il direttore sportivo Jesús Hernández ha l’abitudine di uscire in bicicletta per l’allenamento con i ciclisti. Con alcuni, come Gavazzi o Belletti, ha anche avuto modo di gareggiato in gruppo quando era corridore. “Non sono una rarità: molti direttori sportivi escono con i ciclisti, soprattutto nelle giornate più tranquille. Loro mi fanno soffrire, si vendicano”, scherza il madrileno. E aggiunge: “In un certo senso, il ruolo di direttore sportivo di per sé segna una barriera psicologica dal punto di vista del ciclista. In bici, per strada, parli al ciclista, scambi con lui opinioni, ti avvicini a lui. .. Quella barriera scompare. Penso che questo sia un momento molto utile e fruttuoso “.
L’inizio della stagione 2021 si avvicina…
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