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I Fenicotteri sulle saline di Cervia

L’ALTRA ROMAGNA, OLTRE IL CICLOTURISMO E IL MARE


Distese di ombrelloni e locali alla moda. Ma nella terra della piadina e del Sangiovese non esiste solo il format turistico del “divertimentificio”. Dalle vestigia bizantine di Ravenna alle colline di Gradara, scopriamo la Romagna che piace tanto agli intellettuali.

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“Divertimentificio”. Per anni una sola parola ha definito l’intera riviera romagnola caratterizzandola nell’immaginario collettivo dei turisti come un immenso luna park che – fra Ravenna e Cattolica – proponeva solo una sterminata sfilata di ombrelloni, ristoranti e locali notturni.

Un immagine non fuorviante, ma indubbiamente riduttiva: la Romagna è sì spiagge, discoteche e parchi di divertimento, ma è al tempo stesso natura, cultura e piccoli centri storici perfettamente conservati in cui rilassarsi dopo una giornata sulla sabbia.

Acquario di Cattolica

Un patrimonio di diversità che spesso sfugge ai forzati dell’auto e di cui si può godere al meglio pedalando assaporando l’aria di mare.

Ravenna è la cultura con la “C” maiuscola. Le antiche vestigia del suo glorioso passato di capitale bizantina, i suoi monumenti patrocinati dall’Unesco e le kermesse artistiche che si susseguono durante tutto l’arco dell’anno sono una calamita irresistibile per gli appassionati del settore.
Appena fuori città le pietre e i marmi del centro storico lasciano il posto alla pineta di Classe, l’antico porto romano in cui venivano costruite le navi per la flotta dell’impero e sull’orizzonte si staglia la torre della Basilica di Sant’Apollinare con i suoi magnifici mosaici.

Cesenatico portocanale

Proseguendo verso sud la strada attraversa la grande riserva regionale del Delta del Po e, poco prima di raggiungere il noto parco di divertimenti di Mirabilandia, si incontra la frazione di Fosso Ghiaia dove una strada sulla sinistra che ben presto diventa un sentiero sterrato porta alla foce del Bevano. Qui la mountain bike non è un optional, ma la strada bianca scorre nel bellissimo paesaggio della pineta e, al termine, regala la visione della spiaggia, una delle più belle e meno conosciute della Romagna.
Cervia rappresenta al meglio l’aspetto multiforme delle città della costa. Da un lato il centro che conserva la memoria storica di questa città legata alla sua famosa salina, dall’altro la frazione di Milano Marittima che ha un Dna fatto di shopping, divertimento e movida.
Il vento che arriva dal mare accompagna i successivi dieci chilometri che portano fino al porto canale di Cesenatico, la città di Marco Pantani. Il ricordo del “Pirata” è ancora vivissimo fra i suoi concittadini e a testimoniarlo al meglio è il museo a lui dedicato, realizzato nel 2006 dalla famiglia in una struttura adiacente la stazione ferroviaria.

Cervia

Anche qui come a Cervia, si ripete la dicotomia fra il centro storico con le antiche barche dei pescatori ormeggiate lungo il canale progettato da Leonardo Da Vinci (d’obbligo una visita al museo della marineria) e il lungomare dove i turisti fanno le ore piccole nei locali alla moda.
Fino a Rimini la strada è un susseguirsi di piccoli paesi votati al turismo balneare ma quando si raggiunge la capitale turistica della Romagna l’offerta per il visitatore torna a moltiplicarsi.
La “foresta” di ombrelloni, gli alberghi e le discoteche lasciano gradualmente spazio ai tanti monumenti di epoca romana e rinascimentale di cui la città è ricchissima che confermano per l’ennesima volta che in questa zona trova patria sia chi cerca la mondanità sia chi cerca un arricchimento intellettuale.

una vista panoramica di Gradara


Con la bussola puntata sul promontorio di Gabicce si riparte per l’ultima parte del viaggio. Si supera Riccione, la “perla verde” e i suoi parchi di divertimenti, l’autodromo di Misano, teatro delle acrobazie a 300 all’ora dei centauri della MotoGp, fino ad arrivare a Cattolica dove – una volta scesi di sella – è d’obbligo una visita all’acquario per lasciarsi affascinare da squali, tartarughe e pinguini.
Se si alza lo sguardo verso le colline e soprattutto se resta qualche energia, la rocca che incrocia lo sguardo è quella di Gradara, cantata da Dante Alighieri nella commedia per la vicenda di Paolo e Francesca: si è già nelle Marche. Qui i confini sono sottili come una piadina.

a cura della Redazione

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