Ai recenti Europei di ciclismo su pista di Grenchen, Simone Consonni è stato il faro della Nazionale Italiana.
Sette le medaglie conquistate in questa rassegna continentale, quattro proprio da Consonni: oro nella corsa a punti e nell’inseguimento a squadre, argento nell’Omnium e nella Madison. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente appena rientrato in Italia: “Quella di Grenchen è stata una grande trasferta per la nostra Nazionale, sono molto contento delle quattro medaglie che sono riuscito a conquistare, adesso il mio obiettivo è quello di recuperare le energie in vista dei prossimi appuntamenti. Sarò al via del Trofeo Laigueglia dove punterò a centrare una top10, anche se so che non è una corsa adatta alle mie caratteristiche, e poi alla Tirreno-Adriatico vorrei riuscire ad ottenere una vittoria di tappa“.
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Come stai?
“Un po’ raffreddato, ma bene”.
A 28 anni la tua carriera sembra svoltata, sei un corridore diverso sia su pista sia su strada: cosa ti ha portato a compiere questo salto di qualità?
“Non lo so neanche io a dir la verità. Penso sia un processo di crescita, questa condizione l’ho già raggiunta da un paio di anni, da quando sono passato in Cofidis, e ho iniziato a lavorare con un nuovo preparatore: Luca Quinti. Ho lavorato poi per Elia (Viviani, ndr) e quindi non l’ho fatto vedere in prima persona ma in qualità di ultimo uomo. Dallo scorso anno ho avuto più carta bianca, ho fatto la prima parte di stagione dov’ero forte, ma mi mancava l’occhio per il finale di corsa e poi alla Parigi-Chauny mi sono sbloccato centrando la vittoria. E poi serve sempre un po’ di fortuna”.
Il fatto che la Cofidis ti abbia responsabilizzato è stata la chiave per emergere?
“Quando ho rinnovato con Cofidis due anni fa volevo avere qualche responsabilità in più. Sentivo che era arrivato il momento giusto. L’anno scorso il passaggio non è stato facile, soprattutto mentalmente, ma sono riuscito a migliorare”.
Perché, secondo te, gli italiani hanno bisogno di più tempo per emergere?
“Ci sono dei fuoriclasse come Evenepoel o Pogacar. Hanno delle doti incredibili. Noi italiani abbiamo un’ottima scuola, ma ci manca la squadra italiana questo secondo me è un fattore determinante anche per creare un vivaio per far crescere i ragazzi. Ci sono dei giovani che stanno emergendo, ci manca un super campione da corse a tappe, però non siamo messi male. Quest’anno siamo partiti alla grande, speriamo di continuare così”.
Pensi di poter ambire anche a delle Classiche?
“Io sposo la mentalità di Marco Villa ed è quella del profilo basso. Il mio obiettivo è sempre stato, e lo è ancora, partire dal basso. Quest’anno il mio primo obiettivo era andare al Saudi Tour e vincere una tappa ed è successo, il secondo obiettivo era quello di far bene gli Europei su pista soprattutto con il quartetto e la corsa a punti e sono riuscito a portare a casa due ori. Volevo dimostrare che Simone è forte anche anche da solo e non sempre in gruppo. Su strada sogno la Milano-Sanremo, è per me una corsa stupenda”.
A Grenchen hai corso l’Omnium al posto di Viviani: c’è la possibilità di vederti anche in altre gare?
“È una disciplina che ho corso in più occasioni, mi piace e credo sia adatta alle mie caratteristiche. L’anno scorso agli Europei sono arrivato secondo come quest’anno, ma è chiaro che l’Omnium ed Elia sono una cosa sola. Elia è il nostro capitano ed è riuscito a riportare in alto la pista italiana e l’ha fatto anche grazie a questa specialità. Posso essere una riserva valida, in caso di imprevisti”.
In estate pensi di poter essere utile anche per la prova su strada ai Mondiali? E come si concilia con l’attività su pista?
“Su strada al momento non ho ancora fatto vedere niente, sono un buon corridore ma per certi appuntamenti non ho dimostrato niente. Non sono mai stato competitivo con un certo parterre di atleti. In questo momento la mia testa è tutta sulla pista perché la amo e siamo campioni olimpici. Detto questo vedremo come andrà avanti la stagione e poi capiremo se potrò eventualmente essere utile anche per la prova su strada”.
Qual è il segreto della Madison?
“Nella Madison l’importante è avere feeling con il compagno. Devi essere veloce, devi avere il passo, però la prima qualità che deve avere una coppia è quella di essere affiatata e fidarsi l’uno dell’altro”.
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