Reduce da un ottimo avvio di 2023, Simone Velasco vuole continuare il suo percorso di crescita intrapreso a partire dalla scorsa stagione con il team Astana Qazaqstan e mette nel mirino i prossimi appuntamenti con ambizioni importanti. Il 27enne nativo di Bologna si è messo in mostra soprattutto con il bellissimo successo nella terza tappa della Volta a la Comunitat Valenciana, avendo la meglio dopo una lunghissima fuga sul temibile lussemburghese Bob Jungels allo sprint.
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Ospite di una nuova puntata di Bike2U, rubrica di approfondimento dedicata al ciclismo in onda su Sport2U, in collaborazione con OA Sport, condotta da Gian Luca Gardini, il corridore azzurro ha parlato del suo percorso giovanile e del complesso passaggio al professionismo, toccando inoltre altri temi e ripercorrendo il recente trionfo di Sagunto.
“Ho avuto un po’ di vicissitudini fisiche che hanno rallentato il mio percorso di crescita quando sono passato professionista, soprattutto la mononucleosi che mi sono portato avanti quasi un anno e mezzo. Poi tutti quei tasselli che non si uniscono provocano quella difficoltà nel raggiungere ciò che si deve. In Astana poi è cambiato tutto, perché sono riuscito ad arrivare dove volevo. Questo mi ha dato sicuramente più tranquillità e anche una diversa programmazione di lavoro, infatti si è visto che sono stato più continuo per tutta la stagione. Non abbiamo avuto grandi acuti, un po’ per sfortuna di squadra e un po’ per dettagli, ma il 2022 è stato comunque un anno positivo“, dichiara Velasco.
“Con la nascita di mia figlia Diletta mi sono dato una bella calmata e soprattutto sono maturato, perché gli impegni si moltiplicano e al primo posto viene sempre messa lei, quindi cambia un po’ il modo di vivere in meglio. Sono riuscito a preparare il 2023 nel migliore dei modi e sono stato abbastanza fortunato perché non ho avuto grossi intoppi. Sono riuscito a lavorare bene, sia a casa che in ritiro. L’unico problema è che il giorno dopo la mia vittoria in Spagna ho cominciato a sentirmi male, poi sono arrivato a casa e avevo il Covid. Sono rimasto fermo per un po’ di tempo e rifare di nuovo tutte le idoneità. Comunque mi sono ripreso abbastanza bene, ero già competitivo a O Gran Camiño, quindi va bene così. Adesso vediamo per i prossimi appuntamenti di essere al 100%“, aggiunge l’elbano classe 1995.
Sulla vittoria nella terza frazione della Vuelta Valenciana: “È stata una tappa combattuta, anche perché sono stato io uno dei promotori della fuga insieme a Jungels dopo una ventina di chilometri. Ci siamo gestiti nel migliore dei modi, io ho avuto un po’ di scaltrezza nel posizionarmi al punto giusto prima della volata e lì mi è sembrata quasi servita su un piatto d’argento, quindi a quel punto dovevo vincere. Sapevo di essere veloce, quando arrivo in gruppi ristretti anche di 20-30 corridori posso dire la mia in volata, quindi ero ben consapevole delle mie possibilità. È stata sofferta, perché il gruppo era sempre ad una manciata di metri, ma abbiamo tenuto botta e siamo arrivati“.
Sul suo rapporto con l’off road: “Da ragazzino ho cominciato con la mountain bike, per poi passare al ciclocross e alla strada. Tutt’oggi prendo in mano la mountain bike e la bici da gravel quando ne ho l’opportunità, che è un modo per diversificare l’allenamento e stare fuori da quelle strade super trafficate e pericolose che abbiamo“.
Inevitabile un commento anche sulla sua possibile partecipazione al Tour de France 2024, che comincerà in Italia: “Innanzitutto vedremo cosa ne sarà del mio futuro, perché non c’è nulla di certo a livello contrattuale. Comunque mi piacerebbe molto fare il Tour nel 2024, proprio per il percorso delle prime tappe in Toscana ed in Emilia-Romagna. L’aria che si respira al Tour ti fa proprio capire qual è la sensazione del ciclismo mondiale e dell’impatto mediatico che ha in tutto il mondo“.
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