Sono giorni concitati, tesi e non facili per Gianni Savio, il Team Manager della Drone Hopper Androni Giocattoli che rischia di fermarsi dopo 26 grandi anni (la Glacial Selle Italia è del 1996, ndr) e che negli ultimi dieci anni ha saputo portare nel World Tour corridori dal calibro di Egan Bernal e Ivan Sosa, Davide Ballerini, Mattia Cattaneo, Fausto Masnada, Andrea Vendrame, Simon Pellaud e Andrea Piccolo, fino a Jefferson Cepeda e Natnael Tesfazion: “La situazione economica della squadra attualmente è buona, nel senso che non ci sono problemi nel terminare questa stagione e questo perché io e Marco Bellini abbiamo trovato delle soluzioni alternative per sopperire ai pagamenti che non sono stati fatti dalla Drone Hopper, che è indietro di tre mensilità e quindi per un primo sponsor rappresentano una cifra importante. Con la Drone Hopper l’anno scorso abbiamo firmato un contratto di quattro anni e quindi fino al 2025, purtroppo hanno fatto il passo più lungo della gamba, ma sono brave persone. La Drone Hopper aveva addirittura parlato di World Tour, ma purtroppo è solo una start-up e quindi sono solo all’inizio. Grazie a Pino Buda, che io chiamo Pino “Salvatore” Buda, siamo riusciti a salvare la squadra quest’anno. Né io né Marco Bellini però abbiamo intenzione di continuare così“.
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Gianni come stai vivendo questi giorni?
“Abbastanza bene. Vivo questa situazione con un po’ di tensione, ma cerco di essere ottimista come sempre e quindi penso e spero di riuscire, anche se al momento non ho niente di concreto ed il 10 novembre si avvicina per poter affiliare la squadra”.
E adesso?
“Noi il contratto della Drone Hopper lo consideriamo sempre valido. Stiamo aspettando che si rimettano in carreggiata per far decollare il loro progetto e poi possiamo continuare insieme. Chiaramente il prossimo anno non potrà essere il nostro main sponsor, ma gli diamo comunque la possibilità di continuare a sostenere il nostro progetto”.
Siete al lavoro quindi per cercare un nuovo main sponsor?
“Trovare sponsor non è mai stato facile, oggi è ancora più difficile. L’economia non va a gonfie vele, la pandemia, la guerra, il rincaro dell’energia elettrica, sono tutti elementi che allontano le aziende dalle sponsorizzazioni. Le varie trattative che abbiamo avviato in tutto il mondo ad oggi non mi hanno portato un risultato concreto. Ci sono ancora due alternative che i nostri interlocutori stanno valutando, perché a questo punto la nostra idea è più rivolta ad una Continental“.
Quindi il prossimo anno l’Italia rischia di avere una squadra Professional in meno?
“Esatto. Noi siamo interessati a traghettare la squadra nel 2024, allestendo una formazione Continental per il 2023, ma ad una precisa condizione e cioè che ci deve essere un progetto di lancio dei giovani, una Continental che possa aiutarci ai fini di avere nel 2024 ancora una squadra Professional”.
Entro il 10 novembre dovrà esserci una risposta…
“Entro quel giorno dobbiamo sapere che cosa faremo da grandi. È una situazione che ci ha colti impreparati, vedremo come riusciremo a venirne fuori”.
Avete lasciato tutti i membri dello staff ed i corridori liberi di trovare un’altra sistemazione?
“Esatto, abbiamo detto sin da subito che nel caso in cui corridori e staff avessero ricevuto un’altra opportunità di firmare al volo, nel caso dovessimo fare la squadra ne riparleremo. Nessuno potrà mai dire di aver perso un’occasione di lavoro per colpa nostra. Siamo stati corretti e tre mesi fa lo abbiamo segnalato la situazione a tutti”.
Quanto ti è pesato cedere Piccolo all’EF?
“Molto, però si trattava di fare una scelta. O cedere Piccolo o pagare gli stipendi a fine mese a tutti i componenti della squadra e così abbiamo optato per la prima scelta”.
Pensi che Piccolo possa essere il corridore che l’Italia sta cercando per le corse a tappe?
“Sì, credo di sì. Piccolo mi era stato dipinto male, ma è stato – ancora una volta – un ragazzo che abbiamo rilanciato. È un corridore forte, ma anche molto sensibile. Andrea riuscirà ad ottenere ottimi risultati”.
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