Il 2020 passerà alla storia come l’anno del Coronavirus, del lockdown e di una lenta e difficile ripresa. Anche il mondo del ciclismo è stato coinvolto dalla pandemia, ma questo anno che sta per concludersi non si ricorderà a lungo solo per questa ragione. In questo articolo abbiamo individuato 10 momenti chiave della stagione ciclistica che si è appena conclusa, i quali, a nostro avviso, saranno ricordati a lungo.
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1 – Le mascherine
Il ciclismo, così come il mondo intero, è stato fermato a una tappa dalla conclusione della Parigi-Nizza. Già a fine febbraio è stata annullata una corsa, lo UAE Tour, durante il quale è stato diagnosticato il primo caso di Covid-19 in gruppo a Fernando Gaviria. In quel caso la gara è stata annullata a una frazione dal termine: in Italia non si erano disputate, a marzo, la Strade Bianche e la Tirreno-Adriatico, mentre la Parigi-Nizza è stata bloccata solo al termine della penultima tappa. A maggio, subito dopo la ripresa dell’attività, ci siamo abituati a vedere i corridori con i soliti occhiali da sole e con le mascherine, che li rendono ancora più difficilmente riconoscibili. Ma la convivenza con il Covid ha imposto queste e altre regole molto importanti.
2 – L’assenza della Parigi-Roubaix
Il 2020 sarà ricordato come l’anno in cui la pandemia ha permesso di farci vivere solo 4 delle 5 classiche monumento. la Parigi-Roubaix, che si sarebbe dovuta disputare il 25 ottobre, non si è potuta svolgere a causa delle regole che sono state imposte in Francia per contrastare il Covid-19. Doveva essere un anno storico per la classica delle pietre, in quanto si sarebbe dovuta svolgere anche la corsa femminile. Sarà tutto rinviato al 2021.
3 – Il Giro delle Fiandre senza pubblico
Il Giro delle Fiandre è la classica dei tifosi per eccellenza, ma quest’anno la gara si è disputata senza pubblico sulle strade. Nessun mega palco alla partenza per la presentazione delle squadre, nessuna festa al traguardo e neppure sui muri, che sono il cuore del tifo belga. Quando le autorità locali hanno chiesto un enorme sacrificio al popolo fiammingo, rinunciare alla corsa più importante dell’anno, tutti hanno acconsentito senza battere ciglio. Quindi tutti a casa, nella speranza di poter vivere la corsa come siamo abituati a vederla già a partire dal prossimo anno, anche se sarà difficile.
4 – Il mondiale “salvato” dall’Italia
Tutto ruota attorno alla pandemia. Un mese prima dello svolgimento del mondiale di ciclismo su strada, la Svizzera annuncia che Aigle-Martigny non potrà ospitare la rassegna iridata a causa della situazione Covid-19, che impedisce lo svolgimento di eventi con così tante persone, anche se all’aperto. Il mondiale viene “salvato” in extremis dall’Italia, che propone all’UCI un percorso con partenza e arrivo nell’autodromo di Imola. Purtroppo non è stato possibile vivere le gare Juniores e Under 23, ma almeno le categorie Elite hanno potuto gareggiare.
5 – Il Giro d’Italia con i colori dell’autunno
Il Giro d’Italia, spostato da maggio a ottobre, ha sicuramente regalato degli scenari diversi ai quali eravamo abituati. Stavolta sono stati i suggestivi colori dell’autunno a fare da cornice alla carovana rosa al posto dei classici colori primaverili che caratterizzano il mese di maggio.
6 – Slovenia al potere
Il 2020 è stato l’anno della Slovenia. Primoz Roglic e Tadej Pogacar si sono giocati la maglia gialla fino alla penultima tappa del Tour de France, con la vittoria del giovane corridore della UAE Team Emirates nella classifica generale finale, mentre Roglic ha vinto la Vuelta per il secondo anno consecutivo e si è anche preso la Liegi-Bastogne-Liegi dopo il secondo posto in classifica generale in Francia. Davvero niente male per una nazione così piccola.
7 – Giovani alla ribalta
L’anno che sta per concludersi sarà ricordato anche come la stagione del ricambio generazionale. Non solo Pogacar, ma nel 2020 abbiamo visto l’esplosione ad altissimi livelli di numerosi altri corridori molto giovani come Marc Hirschi. Da non dimenticare Remco Evenepoel, nonostante sia stato fatto fuori dalla caduta a Il Lombardia: il talento belga aveva vinto tutte le corse che si erano disputate prima della classica monumento italiana.
8 – Un Giro d’Italia vinto all’ultima tappa
Tao Geoghegan Hart ha una sola maglia rosa nel cassetto. Una sola, ma la più importante: quella del podio finale di Milano. Il britannico del Team Ineos Grenadiers non ha potuto vestire il simbolo del primato in gruppo, in quanto è riuscito a conquistare la leadership solo al termine dell’ultima cronometro, battendo Jai Hindley, altro giovane alla ribalta in questo 2020. Ai tifosi resterà impressa nella memoria questa bellissima battaglia finale: per la prima volta nella sua storia, il Giro si è risolto solo all’ultima frazione.
9 – Il sistema delle bolle
Nessun contatto tra pubblico e carovana. La pandemia e le regole anti contagio hanno imposto che i corridori e tutti coloro che fanno parte del gruppo vivessero in una “bolla”, fatta di tamponi, camere singole e distanziamento da chi chiede autografi e foto. Un ciclismo senza pubblico è profondamente snaturato, come lo stesso Peter Sagan ha affermato dopo la sua vittoria di tappa al Giro: “Ho dovuto dire no a tanti tifosi che venivano a cercarmi per un autografo, e questa cosa è molto brutta“.
10 – La Primavera e le Foglie Morte in agosto
Come avvenuto per il Giro d’Italia, anche la Milano-Sanremo e Il Lombardia si sono disputati in un momento dell’anno molto diverso rispetto a quello in cui siamo abituati. La Classicissima si svolge in primavera, Il Lombardia a ottobre. Quest’anno le abbiamo viste entrambe in agosto, con un caldo eccezionale. Incidenti a parte (al Lombardia) e modifiche di percorso (alla Sanremo), abbiamo assistito a due splendide gare.