Dai valori fondanti alle sfide del futuro, il presidente Antonino Viti traccia un primo bilancio del 2016 che sta per chiudersi: “Le Olimpiadi? Una grande opportunità. A patto che…”
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Presidente Viti, alcune discipline hanno già completato il loro calendario, altre sono ancora nel pieno della stagione, ma è possibile stilare già oggi un primo bilancio di questo 2016 per Acsi?
Direi di sì e possiamo già anticipare che, malgrado le difficoltà congiunturali che sta attraversando il Paese, è stato un anno molto positivo che, per l’ennesima volta, chiuderemo in crescita.
Può anticipare qualche dato?
Uno su tutti: il nostro ente di promozione è ormai vicinissimo al milione di affiliazioni, un traguardo epocale che, secondo le previsioni, dovremmo tagliare a metà del prossimo anno solare. Non parlo chiaramente solo di atleti, che sono comunque oltre 600mila, ma di tessere associative complessive, che riguardano cioè anche dirigenti, impiegati, formatori ed altre figure più impegnate nei filoni culturali.
L’Ente cresce, ma i valori restano sempre quelli originari…
Certo, quelli dello sport inteso ed interpretato come momento di aggregazione e, soprattutto, come mezzo per promuovere, soprattutto tra le giovani generazioni, il benessere psico-fisico. Possono sembrare concetti inflazionati e, invece, strappare i nostri figli dalla morsa dei social e portarli in una pista di atletica a correre, di questi tempi, non è affatto un risultato scontato.
Cresce anche l’attività organizzativa…
Quest’anno chiuderemo l’anno con circa 2500 manifestazioni targate Acsi, un risultato che dimostra, oltre ad una formidabile intraprendenza, anche il radicamento capillare del nostro ente ormai in tutte le regioni italiane.
E il ciclismo recita il ruolo della locomotiva, giusto?
Sì perché il ciclismo, oltre ad essere una disciplina in vigorosa espansione, è uno sport più semplice da calendarizzare. E dovunque vi sia programmazione a medio-lungo termine, Acsi conferma le sue grandi capacità e non temi rivali.
Un’iniziativa di cui va particolarmente orgoglioso?
Direi tutte quelle legate al mondo della disabilità, un settore nel quale stiamo dando un contributo significativo. Cito su tutti un evento: “La Testa nel pallone”, un torneo internazionale di calcio a sei che allestiamo in collaborazione con il Dipartimento di salute mentale di Lecce.
La vostra attività, tuttavia, non riguarda solo l’ambito sportivo…
Vero, noi siamo particolarmente attivi anche sul fronte della cultura. Organizziamo, da anni, diversi premi letterari per le scuole di primo grado. Ricordo, ad esempio, il Premio Letterario Internazionale “Firenze Capitale d’Europa”, riservato a tutti coloro che amano scrivere. E’ una vetrina dedicata agli appassionati della poesia e della narrativa di ogni età, per meglio rappresentare le differenti sensibilità poetiche tra generazioni anagraficamente distanti.
Lavorando con le giovani generazioni, avete costantemente bisogno di formatori…
Certo e devono essere molto ben preparati. Quello della formazione è un aspetto centrale della nostra politica associativa. Un giovane, qualunque disciplina pratichi, deve avere dei riferimenti validi, persone in grado di trasmettere passione, competenze e quei valori che, nello sport come nella società, sono alla base di una convivenza civile.
C’è un settore, in ambito sportivo, sul quale investirete in particolare nel futuro?
L’Italia, spesso lo dimentichiamo, è un paese di mare e dunque gli sport acquatici devono avere un ruolo centrale. Ma quando penso alle discipline natatorie, prima della piscina, mi viene in mente l’acqua del mare. Il cosiddetto “nuoto libero” anche nelle ultime olimpiadi di Rio ci ha regalato grandi soddisfazioni, ma anche le discipline veliche sono sempre state un nostro fiore all’occhiello. Per non parlare degli sport subacquei, dove abbiamo sempre avuto formidabili interpreti. Ecco credo che manifestazioni come il “Tavolara Sport Day”, che come Acsi organizziamo ogni mese di settembre in Sardegna, debbano essere prese ad esempio.
Acsi è nata nel 1960, subito dopo le Olimpiadi di Roma. Come giudica le polemiche di questi giorni legate alla candidatura della Capitale?
Io sono un uomo di sport e dunque non posso che sostenere la candidatura di Roma per le Olimpiadi del 2024. Tuttavia credo che un evento di questa portata, come ha giustamente sottolineato lo stesso Malagò, rappresenti per il paese che lo ospita anche una formidabile opportunità. Che non può essere sprecata. Le Olimpiadi sarebbero una straordinaria occasione di crescita se garantissero risorse ed investimenti nel settore degli impianti e nella promozione dei settori giovanili. Io auspico un’Olimpiade che nasca dal “basso”, cioè che non si concentri esclusivamente sulla celebrazione delle eccellenze, ma sappia promuovere anche la cultura dello sport di base tra le nuove generazioni, un’Olimpiade insomma che cresca su fondamenta solide e che, spenti i riflettori, lasci all’Italia non cattedrali nel deserto, ma i valori seminali dello sport più genuino.
a cura di Mario Pugliese Copyright © INBICI MAGAZINE