Alice Arzuffi è la stella del ciclocross italiano. Risultati di prestigio in campo internazionale, uno status sempre più solido sui campi di gara più competitivi al mondo e voglia di vincere, sempre con umiltà e la giusta consapevolezza. Si avvicinano a grandi passi i Campionati Europei di disciplina a Silvelle, proprio in Italia, e abbiamo intervistato l’azzurra in vista della rassegna continentale, toccando diversi temi inerenti la disciplina.
Training Camp Spagna Costa Blanca
dal 15 al 22 Febbraio
Un'esperienza imperdibile per gli appassionati di ciclismo
Scopri di più
Alice, qual è il tuo bilancio della prima parte di stagione del ciclocross?
‘’Sto andando più forte rispetto allo scorso anno, quando ho avuto un inizio più lento. Sono contenta e soddisfatta dei risultati, sono quelli che volevo ottenere. Non sono ancora arrivata al top della condizione, ho ancora dei margini di miglioramento e spero di cogliere dei risultati sostanziosi nei prossimi mesi’’
Nelle scorse settimane hai ottenuto una vittoria nel Superprestige davanti alla tua connazionale Eva Lechner. Quanto è importante questo successo per te e per il movimento del ciclocross italiano?
‘’Oltre ad aver vinto, la cosa più bella è stata la doppietta con Eva. Ogni settimana dimostriamo di essere lì con le migliori, ed è importantissimo per il nostro movimento per spronare i giovani a svolgere l’attività ciclocrossistica, anche all’estero’’.
Come è cambiato il tuo approccio dopo esserti trasferita in Belgio, dal punto di vista degli allenamenti e della programmazione delle gare?
‘’La preparazione non è cambiata molto, ho sempre lo stesso preparatore che mi segue ormai da anni. Grazie alla squadra però svolgiamo allenamenti specifici ogni settimana. La cosa più importante è il contro confronto ogni settimana sui percorsi del Nord, quelli che poi si affrontano in competizioni come Coppa del Mondo e Mondiali. Il livello è alto, ci si confronta con l’élite del ciclocross e questo mi ha aiutato a raggiungere determinati livelli’’.
Dopo un inizio convincente, quali sono i prossimi obiettivi per la tua stagione?
‘’Sicuramente gli Europei che si svolgeranno domenica in Italia, a Silvelle. Purtroppo non è un percorso su cui mi sento sicura al 100% per la mancanza delle salite su cui mi esprimo al meglio, ma è prevista pioggia che può rendere ancora più impegnativo il percorso e posso giocarmi le mie carte. Poi punto al mese di gennaio, con le tappe più prestigiose di Coppa del Mondo, i Campionati Italiani e i Mondiali’’.
Nelle prime gare stagionali, la sensazione è che in campo femminile il livello sia molto alto. Come vivi questa situazione e quali sono i tuoi pensieri a riguardo?
“È assolutamente così. Per fare un esempio: domenica sono arrivata decima, mentre solo due giorni prima avevo chiuso terza. Il livello in campo femminile è altissimo e ci sono tante ragazze sullo stesso livello: non c’è più una dominatrice come era stata Marianne Vos nel passato. Ci sono tante personalità che emergono su percorsi diversi. Io sui percorsi impegnativi e con salite non mi tirerei mai fuori dal podio, mentre in altri, come quelli in cui si sale e scende tante volte dalla volte dalla bici, soffro maggiormente. Essendoci tante ragazze sulle stesso livello c’è poca differenza tra una prestazione da podio e una da top-10’’.
La disciplina del ciclocross negli ultimi anni è in crescita. Come valuti un possibile approdo alle Olimpiadi?
‘’Sono fiduciosa, e mi portano ad esserlo i cambiamenti apportati alla disciplina. Ha tutte le caratteristiche per diventare una disciplina olimpica, e spero che prima o poi possa esserlo, che sia durante le Olimpiadi Invernali o quelle Estive’’.
Quanto sono importanti personaggi di spicco anche su strada come Mathieu van der Poel per la crescita del ciclocross?
‘’Corridori come van der Poel o Wout van Aert ci aiutano tanto, così come Gioele Bertolini. Soggetti come loro aiutano i giovani ad avvicinarsi al cross dimostrando che è possibile eccellere in due discipline, sia alternando con la strada che con la Mountain Bike. Certo, di van der Poel ce n’è uno: domenica alla prima gara nel cross ha vinto. Lui è un caso estremo, ma nel ciclismo moderno la multidisciplinarietà è all’ordine del giorno. Essere un crossista non impedisce di fare bene nelle Classiche o nelle brevi corse a tappe, magari per vincere qualche frazione. Spero che questo aiuti anche le squadre italiane, in modo tale che non facciano più allontanare i ragazzi dal cross già dalla categoria degli allievi. La multidisciplinarietà serve e aiuta, sia che implichi il ciclocross sia che implichi altre discipline come il ciclismo su pista”.
Articolo a cura di Gianluca Santo per InBici Magazine