Sveglia alle 6 del mattino e televisione accesa. La mattinata olimpica di Fausto Pinarello inizia così. Tifando ovviamente gli azzurri ma con osservati speciali tutti gli undici corridori che salivano su biciclette Pinarello per la prova olimpica: “Su tredici corridori in gara ero certo che saremmo andati a medaglia con bici Pinarello.
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Ho acceso la televisione sulla Rai, ho visto un pò di immagini ma facevano vedere altri sport, tagliando spesso e volentieri il ciclismo e allora mi sono scaricato a pagamento l’applicazione di Discovery e con un occhio alla Rai, guardando tennis scherma e taekwondo e un occhio all’iPad controllavo la corsa”.
Grande gioia in casa Pinarello: “Assolutamente si. Sono infinitamente contento – racconta Fausto Pinarello -. Di meglio non avrei potuto sperare. Certo mi sarebbe piaciuta certamente una vittoria azzurra, magari con il nostro Moscon della Ineos. Ma Richard Carapaz lo amo alla follia. L’ho scritto anche su Instagram. Ha battuto in corridori più in forma del momento, da Van Aert a Pogacar. Tutta gente uscita dal Tour. Credo che Mc Nulty volesse fare il gioco di Pogacar. Ma è una mia impressione. E l’unico modo per vincere era quello di sottrarsi allo strapotere degli olandesi, belgi e sloveni. Richie Carapaz correva solo con un compagno in squadra. Ma ha intelligenza tattica e soprattutto gambe.
E per un tracciato del genere erano le caratteristiche fondamentali. Ha vinto, ha tenuto duro gli ultimi cinque chilometri ed ha portato a casa la medaglia olimpica”. Non è la prima medaglia olimpica che arriva in casa Pinarello. La prima fu nel 1984 a Los Angeles con l’americano Alexi Grewal. Poi con Sydney nel 2000 con Jan Ullrich, secondo Alexandre Vinokurov, terzo Andreas Kloden, un podio tutto Pinarello. E nel 1996 ad Atlanta a cronometro con Miguel Indurain.
“La bici di Carapz, la Dogma F ha il colore plutonio, sarà il colore del lancio di questa bici. E cosa di meglio se non la medaglia olimpica – racconta gongolante Fausto Pinarello -. Il marchio è specchiato. E ho voluto che ogni ragazzo che correva con le mie bici avesse la bandiera del proprio paese stampata sulla forcella anteriore. Inoltre io amo alla foglia il Giappone. Ci andrea a vivere domani mattina se potessi. Quindi sulla coda della sella di ognuno dei miei undici corridori, da Moscon a Carapaz ho fatto stampare, per rispetto dei nipponici, la bandiera giapponese. Ora aspettiamo qualche giorno per la cronometro di Ganna e la pista con gli azzurri, in testa Elia Viviani”. E sottolinea: “Tutti i corridori in sella a bici Pinarello hanno gareggiato con i freni normali. Ma dal 2022 anche il marchio Pinarello adotterà i freni a disco”.
a cura di Tina Ruggeri Copyright© InBici Magazine ©Riproduzione Riservata