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ARNALDO PAMBIANCO
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ARNALDO PAMBIANCO



Classe 1935, il vincitore della corsa rosa del 1961 ripercorre le tappe salienti della sua formidabile carriera: “Coppi era un fenomeno e Merckx voleva vincere sempre, ma la prima volta che ebbi una squadra tutta per me, mi lasciai dietro Anquetil, Gaul e Van Looy”

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E i fatti dicono che, quando Ercole scatta dietro Nencini e Bobet, Coppi frena Pambianco che avrebbe voluto avvertire l’amico del probabile suicidio tattico: “Lascialo andare”. Poi finì come tutti sappiamo…

Di quel giorno il forlivese Arnaldo Pambianco, vincitore del Giro d’Italia del 1961, ricorda il grande lavoro fatto con Aldo Moser: “Spezzavamo i cambi ai belgi che volevano chiudere la fuga per Van Looy”. All’ultimo giro Arnaldo si ritira stremato: “Mi metto all’ultimo chilometro in attesa di Ercole, col cuore in gola. Sul tratto vallonato vedo comparire ad intermittenza le gambe, poi nulla, poi il culo, poi nulla, poi la sagoma di Ercole. Da solo. Un puntino che si avvicina sempre di più. Tiro un urlo che rischio di rimanere strozzato”. Dopo il mondiale esplode la felicità, Coppi brinda con la squadra. Neanche due anni dopo la tragedia: Coppi muore di malaria. 

 

“Me lo disse mia moglie, non ci credevo. Non andai neanche al funerale, non ce la facevo. Non è possibile, uno corre tutti quegli anni e non ha neanche il tempo di godersi la vita”. Pambianco l’anno successivo va a rendere omaggio alla tomba dell’amico ma gli resta un rammarico: “Volevo che mi vedesse vincere il Giro del ’61. Mi voleva bene, gli avrebbe fatto piacere vedermi in rosa”. Il ciclista romagnolo vinceva e faceva vincere: con lui hanno trionfato al Giro e al Tour Baldini, Nencini, Adorni e Gimondi: “L’unico anno che ho avuto la squadra tutta per me ho vinto. Presi la maglia a Firenze e non la mollai più: ebbi paura solo il giorno successivo sugli Appennini”. Sullo Stelvio invece la grande impresa quando resiste agli attacchi degli avversari, Anquetil in testa: a casa Pambianco c’è una foto con due omini in bici che sfidano una muraglia di neve. Uno è Arnaldo: “Erano quasi dieci ore che eravamo in sella, quelli sì che erano tapponi”.

 

 

Arnaldo Pambianco nella mitica tappa al Giro d’Italia del 1961    

 

Ne ha viste tante l’Arnaldo e ne ha visti tanti di campioni. Specie da vicino. Arriva l’inevitabile domanda: il più forte è stato Fausto? “Senza dubbio era il migliore della sua epoca ma, mi creda, ho corso anche con Merckx e non riesco a non esserne ammirato. Era insaziabile, straordinario. L’avevo soprannominato Diabolik. Non si possono fare paragoni”.

Tra i grandi Pambianco inserisce Francesco Moser, Giuseppe Saronni – “era un po’ succhiaruote ma ci stava” – e Marco Pantani: “Uno come lui rinasce fra 50 anni”. E Baldini? “Ercole è il mio gemello, lui è speciale”.

 

 

Fonte  Federico Tosi Copyright © INBICI MAGAZINE

 

Nelle foto di copertina Il campione Arnaldo Pambianco in una recente manifestazione

Giro del 1961
Il rosa gli dona
   
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