Fabio Aru è impegnato nel ritiro collegiale della UAE Team Emirates che si sta svolgendo a Benidorm, in Costa Blanca, Spagna. Negli ultimi due giorni si è allenato per circa 5 ore: una cosa che era la normalità fino a pochi mesi fa, ma non lo era più stata da quando il corridore sardo è stato colpito dal citomegalovirus che non gli ha permesso di terminare la Vuelta 2019.
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Come è già stato sottolineato a più riprese, Fabio Aru è reduce da due stagioni molto negative: nel 2019, oltre al problema del virus, il sardo ha dovuto fronteggiare anche i postumi dell’operazione all’arteria iliaca, che non gli permetteva di spingere bene sui pedali.
In un’intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport, a firma di Ciro Scognamiglio, Aru afferma: “Sto ripartendo. La condizione non può essere buona, ma le sensazioni sono belle perché sto tornando alla normalità. A essere un ciclista a tempo pieno. Non ho perso la voglia di sbattermi, di fare questo “lavoro” al meglio”.
Il 2020 di Fabio Aru inizierà dalla Colombia: il sardo svolgerà un ritiro in altura di 15 giorni prima della corsa locale, che si svolgerà dall’11 al 16 febbraio. In seguito, ci sarà la Tirreno-Adriatico: “Ci tengo a correre in Italia, nel 2019 l’ho fatto solo al Tricolore. Poi il debutto alla Liegi-Bastogne-Liegi, il Romandia, uno stacco, allenamenti in altura, Delfinato e Tricolore prima del Tour de France. Andrò in Francia e non al Giro perché devo fare le cose giuste nei tempi giusti, senza strafare. La squadra ha fatto le sue valutazioni e hanno studiato un programma calibrato bene”. E per Tokyo 2020: “Il c.t. Cassani lo sa: nel 2018, fui il primo a chiamarmi fuori dal Mondiale perché non andavo. Ma, se sono il miglior Aru, può contare su di me“.