Il ciclista italiano Fabio Felline è stato intervistato da SuperNews. Il trentenne torinese, che da quest’anno corre con l’Astana Pro Team nell’UCI World Team, si è espresso sulle prossime competizioni ciclistiche, ci ha raccontato in che modo si è allenato in questo periodo pieno di restrizioni e quali siano i suoi obiettivi per questa stagione.
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Fabio, come ti sei allenato in questo periodo di stasi? Mi sono allenato ben poco all’aria aperta, ma ho pedalato fino a quando è stato possibile. Ero rimasto bloccato in Italia, perché in quel periodo dovevo correre Tirreno, Milano-Sanremo, Strade Bianche. Quindi, fino ai primi di aprile sono riuscito a pedalare. Quando, poi, hanno dichiarato il divieto di attività motoria, mi sono dovuto adeguare, facendo quello che hanno fatto l’80% delle persone: allenamento presso la propria abitazione, esercizi specifici assegnati dal mio team, allenamento sui rulli.
Sul trasferimento dalla Trek-Segafredo all’Astana Pro Team Alla Trek mi sono sempre trovato bene, ma dopo sei anni sentivo l’esigenza di cambiare aria e avere nuovi stimoli. Gli ultimi tre anni erano stati sfortunati, ho avuto alcuni problemi, si era creata una situazione un po’ carica, sia per me sia per la squadra. Era arrivato il momento di iniziare una nuova avventura. Così, ho scelto di approdare all’Astana, una squadra con una forte propensione al lavoro di gruppo. Sapevo benissimo che, se fossi entrato a far parte di questo team, ci sarebbe stata la possibilità di essere un gregario. E’ un ruolo che accetto, non ho mai avuto problemi a lavorare con una squadra di vincenti. Ad oggi, sono un uomo-squadra, ma non è detto che io non possa tornare a ritrovare la mia personale vittoria.
Sulle amicizie nate in Trek Avevo instaurato un ottimo rapporto con Ciccone e Brambilla, negli ultimi anni. Durante l’esperienza in Trek, c’è stata sempre una grande unione del gruppo italiano. Io e Rapaci eravamo compagni quando eravamo in Juniores, e siamo entrati insieme in Trek. Capita davvero poche volte di ritrovare un compagno di squadra delle Juniores anche in una squadra professionistica. Con il gruppo italiano, comunque, mi sono sempre trovato molto bene.
Sul calendario e sui possibili vantaggi per alcune tipologie di ciclisti
Sicuramente, non sarà un anno normale. E’ difficile dire chi potrebbe avere dei vantaggi, dal momento che questa che stiamo vivendo è una situazione insolita, mai vissuta prima. Tuttavia, credo che possa essere avvantaggiato l’atleta abituato agli infortuni, ai problemi e al rientro in gara, ma soltanto per un discorso di esperienza e di gestione della situazione. In questi momenti, si è sopraffatti dal nervosismo, dalla paura, quindi è fondamentale mantenere sangue freddo e lucidità.
Ci saranno dei colpi di scena nella Classiche e nei Grandi Giri, in questa stagione così particolare? Nei Grandi Giri, faccio fatica a pensare a delle sorprese. Se dovessero esserci, ci saranno da parte di atleti giovani, non da ciclisti veterani. Nelle Classiche, potrebbe invece esserci qualche colpo di scena: alcune Classiche disputate a marzo con 15 gradi sono un determinato tipo di gara, disputate ad agosto con 35-40 gradi sono altri tipi di gare. Tutti i tre Grandi Giri si sposteranno in periodi rischiosi dal punto di vista metereologico. Non ci sono certezze.
Qual è il tuo obiettivo stagionale? Tornare a vincere. Sono in una fase in cui non posso permettermi di dire “cosa” vincere, quindi il mio obiettivo è semplicemente quello di ritrovare vittorie e soddisfazioni.
Il ricordo sportivo più bello? Se devo sceglierne uno, l’emozione provata sul podio a Madrid, quando ho vinto la maglia verde. Ce ne sono tanti altri, ma questo è il più simbolico.
FONTE: news.superscommesse.it