Ben Hermans esprime grande preoccupazione per la salute psicologica dei corridori in questo periodo post lockdown. Il corridore della Israel Start-Up Nation ha infatti deciso di non partecipare al Tour de France a causa del forte isolamento sociale che viene imposto ai corridori prima di prendere parte ad una grande corsa a tappe.
Il belga ha spiegato meglio la situazione in un’intervista concessa al quotidiano Het Nieuwsblad: “Di recente ho messo le mani su un documento di 13 pagine interno al nostro team, dove ho potuto leggere tutte le restrizioni imposte dall’UCI. Quel documento mi ha fatto riflettere. L’isolamento sociale in cui finiranno i ciclisti non dovrebbe essere sottovalutato“.
Ricordiamo che le regole dell’UCI impongono alle squadre di far rimanere i corridori in una sorta di “bolla”: dopo il tampone, che sarà fatto per verificare la non positività al Covid-19, i corridori e lo staff delle formazioni ciclistiche non potranno avere contatti con altre persone al di fuori della bolla. Tutto questo al fine di salvaguardare il plotone da un possibile contagio da Coronavirus.
“Quando torni a casa, non ti è permesso vedere nessuno tranne i tuoi familiari. E durante la quarantena domestica devi eseguire due test di rilevamento molecolare. Se si mette in conto che c’è la necessità di fare un lungo camp in altura prima di un grande giro, e poi la corsa dura tre settimane, alla fine devi mettere in conto che non puoi vedere nessuno per un periodo tra sette e otto settimane“. Bisogna poi anche tenere presente che, durante le corse a tappe, ogni corridore dovrà rimanere in una stanza singola, in quanto non potrà condividere con nessuno la sua camera d’albergo.
“Il fattore di isolamento sociale non è mai stato evidenziato molto fino ad ora, ma è noto che le prestazioni dipendono anche dallo stato mentale del corridore. Alcuni saranno in grado di affrontare meglio di altri questo isolamento.”