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BIKE SHARING: OBIKE LASCIA ROMA, L’INCIVILTA’ RIMANE

BIKE SHARING: OBIKE LASCIA ROMA, L’INCIVILTA’ RIMANE


Ormai la notizia è arrivata sulla bocca di tutti: Obike, il servizio di bike sharing nato a Singapore e che copre tutte le più importanti capitali europee, oltre a fornire il servizio nelle più importanti città del continente asiatico e dell’Australia, lascia Roma. Obike va via dalla capitale d’Italia, che resta così l’unica grande città europea senza un servizio di bike sharing. E già questa è una notizia che fa rabbrividire: mentre tutte le capitali d’Europa stanno cercando di migliorare l’impatto ambientale, favorendo il trasporto alternativo rispetto all’autovettura, in Italia si fa marcia indietro.

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Obike non ha fatto nemmeno in tempo ad arrivare a Roma che subito deve andare via. Era la fine del 2017 quando sono spuntate le prime biciclette, molto utili perché non dovevano essere riposte nel “parcheggio” a loro riservato, una volta terminato il noleggio, ma potevano essere parcheggiate vicino al punto di arrivo, in quanto erano localizzate attraverso un rilevatore satellitare.

Perché dopo nemmeno un anno Obike decide di lasciare Roma? La risposta è semplice, ed è da ricercare nell’inciviltà delle persone. Troppi danni, troppe biciclette rubate e troppi atti vandalici subiti. Purtroppo l’inciviltà non riguarda solo Roma (molti ricorderanno le biciclette gettate nei Navigli a Milano), ma anche qui hanno fatto discutere alcuni video di gente incivile, regolarmente postati sui social, come la ragazza che ha deciso di gettare il mezzo Obike nel Tevere.

La cosa ancora più pazzesca è che dobbiamo registrare la notizia dell’abbandono di Roma da parte di Obike pochi giorni dopo il successo della Granfondo Campagnolo Roma, dove circa 5000 ciclisti hanno preso parte a questo appuntamento che ha vissuto la sua settima edizione. Insomma, da una parte ci sono tanti ciclisti che vogliono pedalare a Roma, dall’altra parte tanti altri cittadini che vogliono tutto tranne che le biciclette.

Fa discutere altresì, proprio in questi giorni, la decisione dei negozianti di via Tuscolana di impedire la costruzione della pista ciclabile, che eviterebbe – tra l’altro – di far parcheggiare troppi autoveicoli in doppia fila. Secondo i commercianti, la pista ciclabile allontanerebbe le persone da via Tuscolana. La tesi, già così esposta, è quantomeno bizzarra.

Purtroppo, facciamo ancora i conti con un grosso problema di mentalità. Mentre all’estero vengono favoriti e incoraggiati gli spostamenti sulle bici, a Roma ci nascondiamo ancora dietro un dito. Un esempio? Spesso si sente dire che “Roma non può essere ciclabile perché sorge su sette colli”. Ma si dimentica di dire che il più alto di questi sette colli non arriva a oltre 60 metri di dislivello. E, soprattutto, con le bici elettriche c’è una grande possibilità di potersi muovere per Roma, anche affrontando qualche piccola salitella.

Non vogliamo le bici, e poi siamo i primi a lamentarci per il traffico e per le condizioni dei mezzi pubblici. E dimentichiamo che, rispetto a quasi tutte le altre città europee, Roma è quella che ha il clima migliore, perché è mite per gran parte dell’anno e non presenta un periodo freddo molto lungo, in genere. Se non altro, Roma ha un clima migliore di quello di Amsterdam o di Bruxelles, due capitali dello spostamento in bicicletta. E anche migliore di quello di Londra, dove le aziende incoraggiano i dipendenti a venire al lavoro in bici fornendo loro la doccia e lo spogliatoio per cambiarsi. Roma ha il sole, il clima, ma non ha la voglia di cambiare. E purtroppo, fino a che ragioneremo così, non cambieremo mai.

 

A cura di Carlo Gugliotta per InBici Magazine

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