La nuova annata non era iniziata nel migliore dei modi per Marco Canola, una brutta caduta lo aveva costretto al ritiro nella prima corsa stagionale in Spagna. Un recupero veloce e il rientro al Trofeo Laigueglia, con la consapevole di dover ritrovare la condizione e la pedalata giusta. Poi l’inaspettato stop a causa del Covid.
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Dall’Hotel Paradiso di Livigno, dove si trova in ritiro con tutto il team Gazprom RusVelo, il corridore veneto ripercorre proprio i mesi duri di lockdown: “È stato momento un po’ difficile per noi ciclisti e non solo. Eravamo stanchi di allenarci in casa solo sui rulli e non vedevamo l’ora di ripartire. Questo periodo rimarrà nella storia ma si spera di aver voltato finalmente pagina e poter ricominciare in sicurezza a correre”.
Parlando col team ho percepito molta stima nei tuoi confronti anche per l’impegno che stai mettendo in questi giorni di ritiro. Sei pronto a ripartire?
“Quando un direttore sportivo o un membro dello staff ti elogia anche indirettamente significa che la motivazione che ho si nota e la riesco a trasmettere. Logicamente ho voglia di tornare a correre.Mi manca ancora qualcosina per essere pronto ma ci aspettano tre mesi intensi di gare, una dietro l’altra. Conterà sì essere già al top ma non essere tirati”.
Hai pensato a come sarà correre una stagione intera concentrata in pochi mesi?
“Una mia idea me la sono fatta. Secondo me sarà un ciclismo meno organizzato in corsa rispetto a prima, molti atleti andranno all’attacco. Mi aspetto un livello altissimo fin da subito e mi aspetto alcuni ciclisti che andranno forte in tutti e questi tre mesi, proprio per le loro caratteristiche. Non vedo l’ora di confrontarmi in corsa con gli altri”.
Alla Gazprom sei uno dei più esperti, senti di avere un ruolo importante anche nell’aiutare i più giovani?
“Mi rendo conto di essere un punto di riferimento per i miei compagni e cerco di dare l’esempio senza essere arrogante. Magari io alcune cose, dopo anni di professionismo, le do per scontate e mi rendo conto invece che per i giovani non lo sono. Quando serve alcune volte porto pazienza e altre invece li sprono a dare di più. Il ciclismo attuale inoltre sta facendo passare molti giovani in maniera precoce. I vari Evenepoel, Van der Poel, Van Aert e tanti altri hanno cambiato le modalità di ingresso al professionismo”.
Qual è il sogno o la corsa che vorresti fare tua?
“La Milano Sanremo è una gara che a me piace tantissimo. Da ragazzino la guardavo sempre e a casa ho tutte le registrazioni delle gare. Mi sono però fatto anche l’idea che non devo fossilizzarmi solo su una corsa per non compromettere una stagione. Sicuramente voglio far bene alla Sanremo ma voglio anche conquistare più corse possibili. In futuro mi piacerebbe anche avere la possibilità di tornare al Giro d’Italia”.