Davide Cassani, il giorno dopo la gara dei mondiali, affida ai social network il proprio punto di vista sulla gara dei ragazzi. Vi proponiamo di seguito il post apparso sul suo profilo Facebook.
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Nulla e nessuno ha potuto intaccare la mia fiducia e il mio sorriso. Questi Mondiali, in edizione ristretta ma tuttavia stupendi, mi hanno soddisfazione ma anche rammarico. Ma dico subito che le gioie sono state superiori alle delusioni. Non amo nascondermi dietro un dito e amo parlare subito delle cose che non sono andate bene. Parlo della prova in linea dei professionisti nella quale non eravamo favoriti, ma qualche speranza l’avevo, perché l’Italia aveva una squadra buona, compatta, fatta di professionisti seri.
Abbiamo schierato la squadra migliore che si potesse scegliere ma di più era difficile fare. Molti mi dicono: ma perché non avete acceso la corsa prima? Rispondo subito: perché avremmo fatto il gioco dei reduci del Tour de France. In una stagione particolare come questa chi veniva dalla corsa francese aveva una marcia in più, lo testimonia l’ordine d’arrivo: i primi 4 erano al Tour, e senza far classifica, quindi la situazione ottimale per migliorare fondo e condizione. Se la corsa fosse stata ancora più dura, nel finale, loro, avrebbero avuto ancora più vantaggio.
E altra considerazione, se due nazionali come Francia e Belgio corrono con un solo capitano vuol dire che ci sono 14 gregari pronti a sacrificarsi per la causa. Se il campione olimpico Van Avermaet, nella nazionale belga fa il gregario, vorrà dire qualcosa no? In pratica nessuno aveva la forza di andare in fuga. Se la Spagna, con tutti corridore che arrivavano dal tour, (Landa, Valverde, Mas, Leon Sanchez, Bilbao, Soler) non ha tentato nulla è perché era praticamente impossibile inventarsi qualcosa. Avevamo una sola possibilità, attaccare sulla penultima salita e cercare di portare via un gruppetto. Prima Caruso poi Nibali hanno tentato ma non siamo riusciti a fare la differenza anche perché Van Aert non ha tirato.
Quando si corre con la maglia azzurra non si deve improntare la corsa per fare bella figura, non si deve animare la gara così, tanto per fare. Si corre sempre per vincere anche quando le possibilità sono minime. Se avessimo attaccato dopo 4/5 giri avremmo reso la corsa più selettiva ed i primi a pagarne le conseguenze saremmo stati noi e sicuramente la critica sarebbe stata:” ma come, contro certe nazionali fortissime perché avete attaccato così presto”? Siete matti? Dove ha attaccato Vincenzo era l’unico punto buono, almeno per noi, ed era giusto provarci.
Sono orgoglioso dei miei ragazzi perché hanno dato l’anima e hanno corso ancora una volta da squadra e di questo gliene sono grato.
E adesso le note gioiose. Omaggio a Elisa Longo Borghini, una ragazza inossidabile che è costretta a navigare in mezzo ad autentici squali. Elisa è una delle poche al mondo che può competere con le campionesse olandesi. Il suo Bronzo vale tanto. Tantissimo. Grazie Elisa.
E poi Filippo Ganna la nota più bella. Parlo di un ragazzo che ha nel nome un bel destino. Un ragazzo giovane che ha stravinto la crono. È stata l’ impresa più bella di questi giorni, almeno per tutti noi italiani. Pensare che questo ragazzo di 24 potesse battere i più forti specialisti del momento era ipotizzabile (dopo la crono alla tirreno Adriatico) ma con questa autorità no. È stato stratosferico.
Per concludere dico che è giusto ammettere le sconfitte ma anche gioire delle vittorie e quella di Filippo è stata davvero bella.
Ovviamente ultimo pensiero va a coloro che hanno organizzato questo mondiale. Dopo la rinuncia Svizzera, Imola ha saputo, in 20 giorni appena, organizzare un mondiale a dir poco stupendo. Qualcosa di miracoloso nel nome di Adorni che, tanto tempo fa, si laureò campione del mondo. Imola vuol bene al ciclismo e il ciclismo vuol bene a Imola.