La foto di Wout Van Aert pubblicata in questo articolo risale al 2018, anno in cui si aggiudicò il suo terzo titolo iridato nel ciclocross. In quegli anni, la sfida sugli sterrati era sempre tra il belga e l’olandese Mathieu Van der Poel: per gli altri vi erano solo le briciole. In gruppo, reduci da lunghe stagioni passate nel ciclocross, ci sono anche corridori come Julian Alaphilippe, Peter Sagan e Matteo Trentin. Tutti corridori vincenti. Alcuni di loro, per alcuni momenti, sono stati anche degli autentici dominatori su strada, basti pensare ai tre titoli iridati di Peter Sagan.
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Eppure, in Italia, quello di Matteo Trentin è forse uno dei pochi casi in cui un corridore non è costretto a scegliere prematuramente tra strada e ciclocross. Se non fosse stato per il brutto infortunio patito al Tour de France dello scorso anno, sarebbe stato molto bello vedere Wout Van Aert fare molte più gare di ciclocross rispetto a quante vi abbia potuto partecipare. Ci siamo comunque goduti un grande Mathieu Van der Poel, che ha corso di meno rispetto agli altri anni ma che ha comunque raggiunto gli obiettivi più importanti come europeo e mondiale.
In Italia, invece, abbiamo ancora direttori sportivi della strada e della mountain bike che preferiscono imporre ai ragazzi e alle ragazze, già in giovane età, di non praticare il ciclocross. Meglio fare lunghe ore chiusi in palestra, dicono. Eppure, anche in Italia ci difendiamo molto bene, soprattutto in campo femminile, visto che abbiamo due ragazze come Eva Lechner ed Alice Maria Arzuffi che sono due colonne portanti della nazionale di ciclocross e due ottime atlete rispettivamente nella mountain bike e su strada, senza dimenticare il titolo tricolore vinto dall’altoatesina su strada ormai qualche anno fa.
Insomma, gli appassionati di ciclocross come me continuano a guardare le immagini di Van Aert forgiato dai lunghi inverni del ciclocross e sono ancora ammaliati dalle imprese realizzate lo scorso anno da Van der Poel, nell’attesa di vederlo ancora su alti livelli quest’anno. E chi va più indietro nel tempo, ricorda anche Julian Alaphilippe con la maglia di campione nazionale francese sugli sterrati del ciclocross. Risultati alla mano, come si fa a dire che il ciclocross possa fare male? E’ solo una questione di dna? Credo proprio di no, perché senza l’allenamento non si riesce a fare niente. E per allenamento non si intende quello al chiuso, ma quello all’aria aperta. Sugli sterrati, anche quando fa freddo. Divertendosi. Perché il ciclocross è soprattutto divertimento. Un divertimento che riesce a forgiare grandi campioni.