Il Tour de Vendée, corsa in linea francese di classe 1.1, ha visto il successo in volata di Arnaud Demare della Arkea-Samsic. Prime sette posizioni monopolizzate da corridori transalpini, con lo sprinter che ha avuto la meglio su Paul Penhoet e Sandy Dujardin. Ma questa cinquantunesima edizione passerà alla storia per un altro motivo, essendo l’ultima volta su strada di Peter Sagan.
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Il corridore slovacco ha deciso di dire basta con il ciclismo, chiudendo oggi con un onorevole nono posto a 5” dal vincitore di giornata. Un piazzamento tra i migliori della sua stagione, per un ciclista, anzi un personaggio, che nei suoi anni di picco ci ha abituato a molto, ma molto di meglio.
I tre titoli mondiali consecutivi, dal 2015 al 2017, parlano per lui. Ma il suo palmarés parla anche di 12 tappe al Tour de France e 7 maglie verdi portate a casa, tre Gand-Wevelgem, un Giro delle Fiandre, una Parigi-Roubaix, quattro vittorie alla Vuelta e due al Giro d’Italia con la maglia a punti nel 2021. Successi che però lasciano anche l’amaro in bocca, poiché nei primi anni di carriera sembrava poter essere un corridore capace di poter sconvolgere tutto il sistema ciclismo. Cosa che alla fine ha fatto, ma dal profilo emotivo, diventando una vera e propria star del movimento, il più di tendenza per tutto il gruppo.
Istrione, irriverente, e maledettamente forte. Sembravano non esserci limiti alle sue potenzialità, che potesse essere dominante in qualsiasi ambito e diventare, perché no, anche un corridore da corse a tappe, quelle vere. Invece ha trovato la sua dimensione da uomo da classiche, da frazioni nei grandi giri: ogni giornata poteva essere giusta per lo slovacco, che forse ha vinto anche meno per quanto ci si potesse aspettare dal suo talento sconfinato.
Ad esempio, la Milano-Sanremo, una corsa per cui spesso è stato tra i favoriti ma, per un motivo o per l’altro, senza mai riuscire a portarsi a casa la ‘Classicissima’. Alla fine però per lui non ci sono rimpianti, come detto qualche giorno fa. Cambia semplicemente amore, dando priorità alla mountain bike. E magari, con il suo carattere fuori dagli schemi, può diventare nuovamente il leader del movimento, come fatto per anni su strada.
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