Periodo più di parole che d’altro nel ciclismo. E ci sono anche quelle di Gianni Moscon alla Gazzetta dello Sport a rendere interessante l’attesa per il 2022. Il ventisettenne di Trento traccia i piani per il 2022 facendo al contempo il punto su alcune situazioni del passato.
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Sul cuore, ha avuto paura: “Un po’ sì. Ma quando ho capito che non sono in pericolo di vita e che posso continuare a correre mi sono tranquillizzato. Ho avuto la tachicardia atriale da ritorno, una sorta di contatto elettrico in più, un cortocircuito. Ora mi hanno impiantato un loop recorder sottocutaneo che registra tutto, così alla prossima tachicardia sapranno dove intervenire, e in venti minuti sarà tutto finito“.
Aspettative: “E’ un nuovo inizio. Mi dicono continuamente che mi vogliono capitano per le classiche. In questi anni ho avuto un ruolo al servizio della squadra: non hai tante occasioni di giocarti le tue carte, e quando hai un po’ di libertà magari non hai la condizione. Non dirò mai che sono anni sprecati, ho fatto molta esperienza e mi sono preso anche diverse soddisfazioni: su quattro grandi giri che ho corso, ne abbiamo vinti quattro“.
Ammette che non si divertiva più: “Sì. Ci sono momenti in cui perdi un po’ il piacere di andare in bici. Ma nell’ultima stagione mi sono divertito. Penso che all’Astana sarò ancora più spensierato, quando fai le cose con naturalezza arrivano i risultati migliori“.
Su Davide Cassani: “Il Cassa è stato forse l’unico che ha sempre creduto in me, sempre. E la sua fiducia è stata tutto: in azzurro ho sempre dato il meglio di me e mi dispiace tantissimo di non avergli portato il Mondiale. Ma spero di lavorare ancora con lui in un futuro non lontano“.
Sulla Roubaix: “Ci ho pensato e ripensato tante di quelle volte. È inutile, è andata così, e non è colpa di nessuno. Le corse in bici è più facile perderle che vincerle […] Ho sperato che vincesse Sonny per rendere tutto meno amaro“.
E sull’aiuto offerto da Nibali: “Vincenzo ha una classe esagerata, è uno dei più grandi della storia. Averlo al mio fianco sarà stupendo, chissà, magari con lui è l’anno buono. Anche se statisticamente dopo una buona Roubaix è molto più probabile che la prossima vada molto male“.
E vorrebbe davvero vincere sul pavé più celebre al mondo: “Non so neanche perché. È come quando ti piace una persona, d’istinto. Forse è l’unicità. O il fatto che è roba per duri“.
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