A 67 anni Giuseppe Martinelli resta uno dei guru presenti in gruppo nel World Tour: l’ex ciclista e ora direttore sportivo dell’Astana Qazaqstan è pronto ad iniziare l’ennesima stagione di una carriera lunghissima e ricca di risultati.
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Oggi, sulle pagine della Gazzetta dello Sport, un’intervista ricca di spunti al lombardo, con ovviamente riferimenti al ciclismo tricolore che sta passando una fase di transizione (l’addio di Vincenzo Nibali al Giro di Lombardia su tutti a cambiare le carte in tavola).
In chiave grandi giri: “Abbiamo dei buoni corridori, ci dobbiamo accontentare: un erede di Nibali poteva essere Giulio Ciccone, ma ha perso già troppo tempo e ha dimostrato di essere più da tappe che da classifica. Dico Filippo Zana e Antonio Tiberi. Zana è più esperto, ha 23 anni, è il campione italiano. Io l’ho visto arrivare terzo al Tour de l’Avenir nel 2021, quando forse poteva anche vincere. Con il passaggio nel World Tour dalla Bardiani-CSF alla BikeExchange potrebbe fare un salto di qualità: può correre con più continuità, ha un programma tracciato già da dicembre. E poi Tiberi, 21 anni, che corre nella Trek di Guercilena, un manager che sa come far crescere i giovani. Tiberi è la fotocopia di Nibali da giovane, anche la faccia gli assomiglia. Ci vuole tempo”.
Sulle classiche: “Filippo Ganna non sa nemmeno lui quanto sia forte. Però ora deve mettere da parte le sue maglie iridate su pista e pensare solo alla strada: il Record dell’Ora è stato la ciliegina, ora i suoi obiettivi sono Milano-Sanremo, Gand-Wevelgem, Parigi-Roubaix. Anche il Fiandre deve iniziare a sentirselo addosso, perché non conta il peso quanto il ‘motore’, e lui fa numeri fuori di testa. Potrebbe essere anche più forte di Cancellara”.
In aggiunta: “Un’altra certezza è Jonathan Milan, velocissimo, uno che fa 2000 watt in volata non si discute. Sanremo e Gand sono per lui, in più non è mai stato sfruttato per come si corre oggi”.
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