Tre successi di fila al Giro di Lombardia per Tadej Pogacar, ennesima impresa per lo sloveno della UAE Emirates che in questa stagione si era portato a casa anche il Giro delle Fiandre. A parlare della Classica delle Foglie Morte nella trasmissione Sport2Day Speciale ciclismo al microfono di Francesca Cazzaniga è Luca Gregorio, telecronista di Eurosport.
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Le sue parole: “Da un punto di vista della gara, è stata un po’ come ce l’aspettavamo. Il Passo Ganda in questo percorso è sempre quello decisivo. Non è andata come ci aspettavamo: Pogacar era il grande favorito, ci aspettavamo che potesse staccare tutti o almeno restare in coppia con qualcuno, invece ha confermato una condizione non eccezionale come in altri contesti, ma ha staccato tutti in discesa, dimostrando tutta la sua completezza. Nonostante i crampi sul finale, bravissimo a gestire la situazione. Trionfo per il terzo anno consecutivo, contro molti più avversari, senza sminuire i successi precedenti”.
Il giudizio generale: “Il Lombardia non mi ha fatto proprio emozionare. È stata una delle peggiori corse dell’anno, molto bloccata, non indimenticabile. Quest’anno è stato un anno spettacolare, addirittura superiore al 2022. Tanti campioni si sono messi in mostra e ci hanno fatto emozionare”.
Su Andrea Bagioli, eccezionale secondo: “Sono sempre abbastanza prudente sui corridori italiani, visto che la storia recente ci dice che dei corridori sono riusciti a fare l’exploit senza essere continui. È ancora presto. Bagioli per età, per qualità, andando in una squadra molto ambiziosa può fare il salto di qualità e dare costanza ai suoi risultati. Non pensavo potesse finire secondo il Lombardia, un conto è il Gran Piemonte, un altro una gara con 4500 metri di dislivello”.
Ultima corsa per Thibaut Pinot: “A gran parte dei tifosi lascia quell’immagine che abbiamo visto sabato. Un amore straordinario, un unicum: sono arrivati tra i due o tremila supporters. Hanno fatto festa a Bergamo. Uno degli ultimi romantici, ha vinto sul Tourmalet, ha vinto una tappa nei tre Grandi Giri, ha vinto un Lombardia. Lui ama molto l’Italia, ha un tatuaggio scritto in italiano, va a crearsi un gemellaggio tra Francia ed Italia che non abbiamo mai visto. È stato un campione che ha manifestato tutte le sue debolezze e per questo si è avvicinato al pubblico, nonostante le tante vittorie”.
Ritiro anche per Peter Sagan: “Ho vissuto l’ultimo acuto dello slovacco, nella mia carriera da telecronista, con la vittoria della Roubaix e quella al Giro d’Italia. L’ultimo periodo invece è stato quello faticoso. È stato lontano parente di quello che era. Dispiace, anche se non cancella quello che è stato. È stato rivoluzionario sia per l’atteggiamento in corsa che fuori, con il rapporto con i media. Ha raggiunto tutto quello che poteva raggiungere. Ne continueremo a parlare anche tra 15-20 anni”.
Sui giovani italiani: “A parte Bagioli, credo che possa fare un salto in avanti Tiberi che ho visto pedalare bene con la Bahrain-Victorious. Un corridore versatile, su di lui ci punterei abbastanza. Mi piacerebbe una conferma da parte di Lorenzo Milesi. Jonathan Milan dopo il Giro l’abbiamo perso, lo verrei più continuo e costante”.
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