Il rapporto tra ciclismo e le moto a seguito della corsa rimarrà per sempre complicato. Negli anni molti corridori hanno espresso le loro perplessità nei confronti dei mezzi, che a volte hanno condizionato la corsa concedendo involontariamente scie o, addirittura, facendo cadere qualche protagonista in gara, come successe a Julian Alaphilippe al Giro delle Fiandre 2020.
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Ad esprimere tutti i suoi dubbi è Bauke Mollema della Trek-Segafredo, raccontando cosa gli è successo nella seconda tappa della Volta a la Comunitat Valenciana a Cycling Weekly: “C’era un arrivo in salita, la moto delle riprese era nemmeno 5 metri più avanti rispetto a noi. Non potevamo muoverci in avanti. Penso che in Italia e in Spagna le cose funzionano peggio che in altri aesi, l’UCI non fa abbastanza per evitare che le moto influenzino l’andamento di una gara“.
Secondo Mollema, quello delle moto è un grande problema: “Spesso influenzano i risultati di una corsa, è un fattore che cambia le gare. Può decidere se una fuga possa arrivare o meno al traguardo. La cosa è peggiorata negli ultimi anni, è ora di fare più attenzione“.
L’olandese propone anche una soluzione: “Degli studi scientifici dicono che la distanza giusta tra moto e bici sia tra i 30 ed i 40 metri. Mi rendo conto che per le persone a casa che guardano la gara in tv le immagini possono non essere particolarmente buone. Per il futuro dovremmo trovare qualcosa di alternativo, magari come i droni“.
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