Come ogni anno quando ci sono i Mondiali, e ogni quattro quando ci sono le Olimpiadi, cresce la polemica riguardante l’uso delle radioline nelle corse ciclistiche. O meglio, in questi casi la polemica viene sollevata sul divieto di usarne durante questi importantissimi eventi per nazionali.
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Solitamente se ne discute tra appassionati ed addetti ai lavori, questa volta invece il coro di chi vorrebbe avere questo supporto tecnologico viene direttamente dai corridori e non certo da corridori qualsiasi. A schierarsi apertamente contro questa decisione sono stati infatti Wout Van Aert e Tadej Pogacar, due dei nomi più altisonanti dell’intero panorama internazionale.
“Correre senza radio è una cosa passata ed obsoleta” ha detto il belga. Nella giornata che ha incoronato il suo connazionale Remco Evenepoel, Van Aert si è dovuto accontentare di una quarta piazza, finendo dietro a Laporte e Matthews allo sprint. Il belga, ha spiegato, non sapeva per che posizione stesse lottando: “Senza radio è un dramma. Non sapevo se stessi sprintando per la seconda, la decima o la quindicesima posizione. Peccato, avevo le gambe per salire sul podio con Remco”.
Gli ha fatto eco poi Tadej Pogacar: “Non sapevamo dove andare. Ho immaginato che stessimo lottando una top10 quando abbiamo raggiunto il gruppetto davanti. Nessuno sapeva che potevamo arrivare a giocarci le medaglie – per poi aggiungere – non sapevo neanche dove fosse il mio compagno Jan Tratnik. Poi l’abbiamo raggiunto a pochi metri dal traguardo e siamo rimasti a bocca asciutta”.
La discussione tra i tradizionalisti che vorrebbero abolire le radio in tutte le corse e chi invece le ritiene necessarie, non solo per un discorso tattico, ma anche di sicurezza, probabilmente non finirà mai. Quello che lamentano i corridori è questa disparità di trattamento tra la quasi totalità delle corse disputate lungo la stagione e degli appuntamenti così importanti come Mondiali ed Olimpiadi.
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