La vittoria leggendaria di Remco Evenepoel alla Liegi-Bastogne-Liegi di ieri ha sostanzialmente posto fine al capitolo della stagione delle due ruote dedicato alle cosiddette “Classiche del Nord”. Salutiamo dunque anche per il 2023 il periodo forse più esaltante e spettacolare del calendario per affacciarci in quello altrettanto affascinante dedicato ai Grandi Giri. L’Italia è rimasta sostanzialmente a bocca asciutta, come purtroppo sempre più spesso accade, eppure non mancano elementi per accennare un timido sorriso. Proviamo a valutare il rendimento dei corridori italiani nei prestigiosi appuntamenti “al Nord”.
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Iniziamo nell’analisi dalle corse più prestigiose, quelle che più di tutte spostano il bilancio di una stagione e talvolta di una carriera, dalle tre Classiche Monumento. Rimane negli occhi il sesto posto di Filippo Ganna alla Parigi-Roubaix, risultato che ha mostrato tutto il potenziale del verbanese in questo tipo di corse. Più ancora che il risultato da un punto di vista numerico, ha colpito il modo di correre di Ganna, in grado di rimanere coi migliori anche se non nella migliore delle sue giornate.
Il grande protagonista tra gli azzurri al Giro delle Fiandre è stato invece Matteo Trentin. Presente nell’azione più importante, arma tattica fondamentale per la vittoria del capitano Tadej Pogacar e poi in grado di chiudere in top10. A differenza di Ganna alla Roubaix, lui non ha mai dato l’impressione di potersi giocare la vittoria, ma in pochi hanno tracciato il traguardo di Oudenaarde lasciando un’impressione migliore della sua.
Per entrambe le corse di cui sopra, colpisce però come, alle spalle dei corridori citati, nessuno sia riuscito ad entrare in top20 o ad interpretare un ruolo importante. Questo invece non è accaduto ieri alla Liegi in cui, nonostante sia mancata la top10, i corridori italiani hanno dato l’impressione di poter essere al livello di tutti quelli che non si chiamavano Evenepoel. Giulio Ciccone è stato tra i migliori, nonostante un 13° posto finale che dice poco della sua gara, mentre Simone Velasco, 19°, ha offerto una prestazione eccezionale, andando in fuga e poi rimanendo col gruppetto degli inseguitori.
Lo stesso Giulio Ciccone ha archiviato un ottimo quinto posto alla Freccia Vallone, che ha fatto eco alla sesta piazza, con qualche piccolo rimpianto, di Andrea Bagioli alla Amstel Gold Race. Da segnalare anche gli ottimi piazzamenti di Davide Ballerini ed Andrea Pasqualon alla Dwars door Vlaanderen, conferma di quanto accaduto un mese prima alla Omloop Het Nieuwsblad.
Diciamo le cose come stanno: i fasti di un tempo sono lontani, lontanissimi, ma ormai questo non è più un segreto. Un paese con la storia in questo sport come l’Italia non può farsi bastare piazzamenti in top10 per ritenersi soddisfatto. Eppure, come dicevamo in precedenza, c’è modo di vedere il bicchiere mezzo pieno. Già guardando solo i risultati rispetto allo scorso anno è evidente un miglioramento esponenziale: nel 2022, prendendo in considerazione le stesse corse che abbiamo analizzato per quest’anno, il numero di top10 ammontò alla poco lusinghiera somma di 1, arrivata con il settimo posto di Simone Consonni alla Brugge-De Panne.
Inoltre, in un’era del ciclismo dominata da un ristretto numero di fenomeni irraggiungibili per gli altri, l’Italia ha un’ulteriore conferma di avere un atleta che può entrare in quella schiera. Filippo Ganna è un talento totale che, oltre ai successi in pista o contro il tempo, ha dimostrato di poter stare con i migliori anche nelle classiche più dure e prestigiose. Il suo tempo arriverà e potrebbe dare il via ad una rinascita del ciclismo italiano.
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