Abbiamo raggiunto telefonicamente Marco Villa, responsabile del settore pista della Nazionale Italiana, per stilare un bilancio di questa importante stagione in vista della prossima che sarà quella olimpica.
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Nel 2022 dalla Gran Bretagna, quest’anno dalla Danimarca. Al quartetto è manca l’oro per due stagioni. Il motivo sta tutto nella mancanza di una preparazione specifica per la pista come le altre nazioni?
“Lo scorso anno abbiamo perso per poco, abbiamo gestito male la finale ma eravamo lì. Più che la preparazione abbiamo provato poco il quartetto con i vari innesti, quest’anno invece eravamo in emergenza: Consonni non stava bene, Milan non aveva ancora recuperato bene dal Giro d’Italia che ha corso alla grande e spendendo molto nonostante fosse la sua prima esperienza. In finale ci siamo sempre stati e questo è importante. All’anno olimpico ci dobbiamo arrivare più freschi”.
Hai i due migliori inseguitori, ovvero Ganna e Milan: ti aspettavi di più dagli altri ragazzi del quartetto?
“No, assolutamente. E’ un quartetto di alto livello e sono felice dei tempi che fanno. Non cambierei nessun uomo e nessuna donna dei miei quartetti”.
Il settore femminile ha reso meno. Colpa degli infortuni?
“Sì, Guazzini e Balsamo hanno avuto infortuni importanti che sono stati determinanti in questa stagione”.
A livello Juniores e U23 stanno venendo fuori giovani importanti per il quartetto: qualcuno potrebbe tornare utile già per Parigi, oppure tutto rimandato a Los Angeles 2028?
“Parigi è prematuro, per vincere l’Olimpiade bisogna fare il Record del Mondo che è 3’42”, ma sicuramente sono dei giovani interessanti che si alleneranno con i ragazzi del quartetto. Poi mai dire mai, se dovessi cambiare è perché ho trovato qualcosa di eccezionale, e può succedere anche al femminile. Sia con le ragazze che con i ragazzi abbiamo due quartetti d’eccellenza”.
Facciamo più fatica nella madison e omnium. Pensi che potremo giocarci una medaglia a Parigi?
“A Tokyo andavamo per vincere tre medaglie e ne abbiamo vinte due, a Parigi andiamo per conquistare tre medaglie in tre discipline sia al maschile che al femminile: quartetto, omnium e madison”.
Ad oggi nessuna azzurra sembra sicura del posto per madison e omnium. Quali sono i nomi che hai in testa per queste gare?
“C’è un gruppo di sei/sette atlete: Balsamo, Guazzini, Fidanza, Paternoster, Alzini, Barbieri e la Consonni. Ai Mondiali e agli Europei ho cercato di far correre un po’ tutte perché devo continuare a conoscerle. Il gruppo di lavoro è questo e ci lavorerò sino a ridosso delle Olimpiadi, sia con le donne che con gli uomini”.
Malgrado gli evidenti miglioramenti, resta difficile qualificare uno sprinter a Parigi tra velocità e keirin. Qual è il tuo pensiero in proposito?
“Ci stiamo provando, ma non è facile. Forse è più facile sprint e keirin rispetto alla velocità. Predomo sta facendo dei buoni risultati ma è discontinuo, non per colpa sua ma perché è giovanissimo; fino allo scorso anno era juniores. Bianchi ha vinto dei titoli tra gli Under23, anche lui è bravo, ma è ancora giovane ed entrambi hanno davanti ragazzi che hanno qualche anno in più sia sulla carta d’identità sia come esperienza”.
Perché grandi promesse come Letizia Paternoster fanno poi fatica a confermarsi dopo i trionfi a ripetizione nelle categorie giovanili?
“E’ uscito che io abbia criticato la Paternoster ma non è così. Non è stata competitiva perché le manca quel tipo di gare nelle gambe. Credo molto in questa ragazza ma bisogna correre in pista, correre su strada serve assolutamente e sono io il primo a dire di fare le corse a tappe ma bisogna fare anche le gare su pista perché le corse di gruppo bisogna correrle e quello che è mancato a Letizia è il non aver corso per tanto tempo quel tipo di gara. Io non ho detto che Paternoster deve fare di più, ma deve fare di più la pista perché sono sforzi diversi”.
Quanto è difficile avere un solo velodromo coperto in Italia, peraltro aperto solo con un permesso speciale?
“Questo mese il velodromo è chiuso perché stanno rifacendo le balaustre e speriamo che siano gli ultimi lavori. E’ difficile lavorare con un solo velodromo, ma questa non deve essere una scusante. Abbiamo vinto un’Olimpiade così e quindi il sistema di allenamento ce l’abbiamo, è chiaro che sarebbe bello avere un altro o un paio di velodromi in più. Ce lo meritiamo tutti quanti. Questo permetterebbe anche di far fare mano strada agli atleti che abitano lontano da Montichiari. Dopo tutto quello che abbiamo fatto e le parole spese, adesso ci vogliono i fatti. Ci sono dei velodromi promessi in seguito ai grandi successi di Rio e Tokyo e spero che le promesse possano essere mantenute, non per me, ma per i nostri ragazzi e ragazze e per consentire al movimento di continuare a crescere”.
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