In casa Italia un Record dell’Ora già c’è, ed è quello storico al maschile di Filippo Ganna centrato pochi mesi fa in Svizzera. Fino al 30 settembre 2021, però, anche tra le donne c’era un’italiana a detenere il primato: si tratta di Vittoria Bussi, scavalcata poi in successione da Joscelin Lowden e dall’attuale primatista Ellen van Dijk.
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L’azzurra non è una professionista, nonostante negli ultimi anni abbia vestito la maglia della Nazionale in chiave cronometro tra Mondiali ed Europei. Ha scoperto il ciclismo molto tardi, con la priorità che prima è andata sugli studi (per lei laurea in matematica e dottorato a Oxford).
Non ha mai voluto legarsi ad una squadra World Tour (il massimo circuito per le donne) come spiega alla Gazzetta dello Sport: “Mi piace scegliere i materiali con la mia competenza, non voglio avere imposizioni di sponsor”. Purtroppo però ora il ciclismo è diventato molto costoso e autofinanziarsi diventa impossibile. L’azzurra ha quindi deciso di aprire una raccolta fondi per farsi aiutare nell’impresa di raggiungere i 49,254 km nei 60 minuti.
Le sue parole: “Il record è diventato qualcosa di importante anche per noi donne. Si guarda al muro dei 50 km, sarebbe qualcosa di enorme. Il mio progetto, che ho chiamato Road2Record, è qualcosa di visionario. L’idea è quella di mettere insieme impresa sportiva, talento innato e costruzione di un metodo. Che poi è la sfida quotidiana di ognuno di noi di fronte agli ostacoli della vita, sono sicura che in molti si riconosceranno in questo, soprattutto le donne. Voglio arrivare a un risultato che coroni il mio sforzo di atleta ma al tempo stesso rispecchi il percorso di tutte le persone che si rivedono in me. Le persone che nella vita di tutti i giorni hanno la stessa tenacia, la stessa fiducia, la stessa visione dell’esistenza”.
E ancora: “Il record l’ho già fatto una volta, non è più un’avventura. La raccolta fondi nasce perché questa sfida non deve più essere riservata a pochi che se lo possono permettere, a un’élite. Faccio un esempio: quando si parla di Ora si dice ormai che vale di più se fatta al livello del mare, senza asterisco. Ma al livello del mare i costi sono più alti. Lo sapete quanto costa riscaldare un velodromo per un giorno? Diecimila euro, ho in mano il preventivo che mi hanno mandato da Grenchen, la pista dove hanno fatto il record van Dijk e anche Ganna. Affittare la pista per un giorno mi costa trentamila euro, poi ne servono altrettanti per il resto: antidoping, commissari Uci, eccetera. Oltretutto quando hai la data, devi dare all’Uci un preavviso di quattro mesi per la data precisa. E per esempio quel giorno il meteo può essere estremamente negativo: Wiggins a Londra fece 500 metri in meno per la pressione alta, ma lui poteva permetterselo, io non li ho due chilometri in più nelle gambe. Il Messico è una soluzione interessante perché la densità dell’aria è prevedibile, c’è la pressione bassa e c’è però meno ossigeno, che non è banale. Dipende da come andrà il crowdfunding, sto valutando anche altre soluzioni in America Latina”.
A cura della redazione di Inbici Magazine e OA Sport partner– Copyright© InBici Magazine ©Riproduzione Riservata