Tantissime stagioni da professionista, uno dei veterani del gruppo. Poi la carriera da commentatore tecnico ad Eurosport. Personaggio apprezzato nel mondo del ciclismo Wladimir Belli, che è intervenuto a Bike2U, appuntamento settimanale condotto da Gian Luca Giardini su Sport2U, web tv di OA Sport.
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Ovviamente la chiacchierata si apre sulla tragedia che ha coinvolto Davide Rebellin: “Parlare di Davide in questo momento pesa a livello emotivo. Ricordo la mia prima vittoria, ero juniores, dove Davide arrivò secondo. Lì ci siamo conosciuti. Siamo diventati amici, poi nel ’91 quando arrivò secondo a Stoccarda ai Mondiali dilettanti ero anche io nel gruppo dei migliori ed ero un suo compagno di squadra. Corridore che è arrivato fino a 50 anni tra i professionisti, ma soprattutto nella prima parte della carriera ha vinto tantissimo, ma sempre umile. Non voglio essere retorico, in gruppo non ho mai trovato una persona così sensibile e buona. È stato un colpo per me e per tutto il mondo del ciclismo”.
Parlando della situazione riguardante le tragedie stradali: “Sulla strada al giorno d’oggi, dove il traffico è notevole e le distrazioni sono tante, può succedere. Mio fratello fa il camionista, mio zio è morto sotto un camion, ma nonostante questo mio papà mi ha incitato ad andare in bici. La fortuna gioca un ruolo importante. Bisogna sensibilizzare, sin dalle scuole, l’educazione civica. Bisogna avere rispetto per tutte le persone che sono in strada, la strada è di tutti. Da ampliare ci sono le piste ciclabili, altrimenti di tragedie ne capiteranno sempre di più”.
Tornando al ciclismo attuale: “In Italia siamo in sofferenza sotto tutti i punti di vista. Al momento, vedremo nel 2023, non vedo una grande speranza. Nella mia generazione si partiva per le classiche con 2 o 3 corridori che potevano fare la corsa e sperare di vincere o andare sul podio. Nelle corse a tappe la medesima cosa, così come per le frazioni per i velocisti. Eravamo carenti a cronometro. Adesso a cronometro siamo i più forti, ma per le corse a tappe non abbiamo nessuno, in volata non lottiamo con i migliori e per le classiche è da vedere”.
Il mondo del ciclismo è cambiato e l’Italia sembra in ritardo: “Non tutte le generazioni sono uguali, il ciclismo è cambiato. Adesso gli atleti vengono messi sotto contratto addirittura nella categoria juniores. Ci sono le squadre di sviluppo del World Tour che lavorano già con un metodo professionale. Siamo rimasti indietro, ma la condizione economica italiana è quello che è. Non abbiamo nessuna squadra World Tour. Man mano che si sale di categoria le squadre sono meno, le corse sono meno e perdiamo ragazzi che raggiungerebbero la maturità con più calma”.
Ancora, guardando al passato: “Alcune formazioni, pur essendo ai primi di dicembre, sono già in ritiro. Ai miei tempi, come si usa dire, dicembre si rimaneva a casa in famiglia, ci si allenava facendo degli sport alternativi. Io preferivo andare a fare le camminate in montagna. Adesso i corridori hanno una preparazione, un livello di forma che si discosta poco da quando solo al 100% rispetto al 70/80%. Vediamo Pogacar capace di vincere la Strade Bianche, protagonista alla Sanremo, al Tour e al Lombardia. I corridori da gennaio a novembre sono su un livello molto molto alto”.
Su Egan Bernal che dovrà tornare al top dopo l’incidente: “Non mi è dato sapere per filo e per segno il suo quadro clinico. È stata una botta non da poco. Quando si va ad intervenire sulla schiena non è mai semplice per un corridore. Il sottoscritto ha ‘finito’ la carriera per una contusione discale. Per Bernal credo che sia molto difficile tornare il Bernal di qualche anno fa”. Un nome di un corridore per il 2023: “Remco Evenepoel. Dalle ultime notizie dovrebbe partecipare al Giro d’Italia, sta facendo l’esperienza giusta per riuscire a gestire le varie situazioni in corsa. In fase di maturazione completa. Ci farà divertire.”
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