Uno dei temi caldi in questo periodo è sicuramente quello legato alla mobilità una volta che si entrerà nella Fase 2 del Coronavirus. Molte regioni hanno già annunciato come la bicicletta sarà il mezzo per eccellenza in questa fase che si dovrebbe aprire a breve. Anche la sindaca di Roma Virginia Raggi ha sottolineato pochi giorni fa come si cercherà di favorire la mobilità urbana. Proprio per capire come la Capitale potrà affrontare questo cambiamento della mobilità abbiamo parlato con Claudio Castellaccio, storico proprietario del negozio di biciclette a Roma Cicli Castellaccio, che ha provato ad analizzare anche come cambierà l’attività dei negozi come il suo che vendono bici.
Che ruolo avrà la bicicletta in questa fase 2?
“A livello di mobilità urbana credo che la bicicletta avrà un grande risalto perché c’è il problema delle automobili e soprattutto degli assembramenti sui mezzi pubblici. La bicicletta può cambiare la mobilità. Questo soprattutto nelle città dove non c’era una concezione ciclistica della mobilità urbana. Penso a città come Roma o in generale al Sud dove è difficile vedere una mamma che accompagna il figlio a scuola o va a a fare la spesa in bicicletta, mentre questo avviene già con più frequenza in città come Ravenna, Mantova e in generale al Nord”.
Come pensa che una città come Roma possa reagire al cambiamento?
“Bisogna partire dalle basi e cambiare la mentalità del cittadino. Questo però è un processo molto lungo che non si fa dall’oggi al domani. Ci sarà bisogno di fare incentivi a riguardo e di promuovere l’uso della bicicletta. Soprattutto per quanto riguarda i giovani visto che con loro forse si potrà cambiare la mentalità, mentre ciò è più difficile per quanto riguarda un adulto con le sue abitudini. Io ho sempre detto che la città più adatta per la bicicletta elettrica sulla carta è Roma visto che ti permetterebbe di superare facilmente i vari sali e scendi. Ma nella capitale siamo quelli che fanno meno vendite a riguardo rispetto alle altre città perché c’è un problema di mentalità sull’uso della bicicletta. Basta pensare anche al fatto che città come Londra o New York che sono ad alta mobilità urbana nella Fase 1 del Coronavirus i negozi di biciclette sono rimasti aperti perché messi sullo stesso livello dei meccanici. Qui in Italia questo non è avvenuto”.
Come cambierà la vostra attività dentro il negozio quando ci sarà la riapertura?
“Sicuramente prima del 4 maggio in cui sembra ci dovrebbe esser l’inizio della Fase 2 e di conseguenza la riapertura del negozio ci saranno degli input da parte della Regione o comunque attraverso Decreti Ministeriali. Si parla comunque di usare e mettere a disposizione del cliente guanti, mascherine e prodotto disinfettante all’ingresso del negozio. Non si potrà inoltre avere degli assembramenti dentro il negozio e quindi probabilmente dovrà entrare una persona per volta. Inizierà una nuova vita per tutti in generale. Cambieranno i fatturati e la tipologia del lavoro visto che ora si lavorerà soprattutto ad appuntamento. Il negozio di biciclette in passato era un po’ come il calzolaio, un luogo dove si veniva e spesso ci si rimaneva per parlare di ciclismo. Ora sarà completamente nuovo e ci si dovrà sicuramente riadattare”.
Pensate che il favorire la mobilità urbana potrebbe favorire anche le vostre vendite o è difficile fare delle previsioni?
“Personalmente non riesco a fare delle previsioni a riguardo. Siamo sicuramente aiutati dal fatto che saranno presi d’assalto i negozi per sport all’aperto visto che il cittadino dopo esser rimasto chiuso a lungo in casa vorrà praticamente sicuramente dello sport fuori. Bisognerà però capire la fascia media che disponibilità economica avrà. Senza soldo non si può sicuramente spendere e dopo questo periodo tante persone saranno senza lavoro quindi senza la possibilità di spendere. Rischiamo di fare il 50-60% del fatturato in meno rispetto al solito, ma bisognerà vedere se esce qualche incentivo regionale o di qualche tipo per favorire l’uso della bicicletta per la mobilità. Favorendo l’uso e l’acquisto delle biciclette elettriche e di quelle urban la situazione potrebbe cambiare. Probabilmente quindi cambierà il modo di vendere le biciclette e la tipologia di biciclette vendute. Se prima biciclette per la città erano vendute soprattutto nelle zone della Riviera Romagnola ora ciò potrebbe avvenire anche in città come Roma”.
Da qualche mese a Roma è presente il servizio di Bike Sharing Jump. Pensa che possa esser il modo giusto per favorire la mobilità urbana in bicicletta?
“È un servizio in realtà più a livello turistico. Sono biciclette presenti soprattutto al centro mentre ora serviranno anche nelle periferie visto che ovviamente cambierà la mobilità anche in quelle zone. Inoltre qui il problema è soprattutto di concezione, non c’è proprio la mentalità di spostarsi con la bicicletta a Roma. Nella Capitale viene vista come mezzo soprattutto di divertimento e servirà tempo per far si che le persone, soprattutto i giovani, capiscano che in realtà è il miglior mezzo per attraversare la città nei tratti in cui è possibile”.