Il Tour de France è prigioniero di sè stesso. Questa edizione della corsa a tappe più prestigiosa al mondo ci ha testimoniato che è diventato ormai impossibile controllare questa grande corsa a tappe. Il motivo è semplice, ed è da ricercare proprio nella sua grandezza. L’atmosfera che si respira al Tour, nelle zone di partenza e di arrivo, è quasi di distacco totale dalla corsa: i corridori stanno da una parte, poi ci sono le transenne e poi il pubblico.
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Nel bel mezzo delle tappe, invece, non ci sono controlli. Zero. Ne sa qualcosa Vincenzo Nibali, fatto fuori dopo aver sbattuto sulla tracolla di una macchinetta fotografica di un tifoso. Lo sa bene Chris Froome, spintonato sull’Alpe d’Huez. Ne è a conoscenza Geraint Thomas, trattenuto da un tifoso che era al di là delle transenne mentre stava per terminare la tappa di ieri.
E’ giunta l’ora di capire cosa non funziona nel sistema di sicurezza del Tour de France. Sempre ieri c’è stato l’episodio più clamoroso: Chris Froome scambiato per un amatore e buttato a terra da un gendarme mentre stava cercando di tornare al bus. Le regole sono le regole, ok, ma Chris in quel momento le stava rispettando. Lui aveva il diritto di tornare al bus. E poi, diiamo la verità: anche se fosse stato un amatore, perchè deve essere buttato a terra? Non basta fermarlo in un’altra maniera?
La domanda, però, sorge spontanea: nonostante tutti questi brutti episodi, perchè al Tour de France nessuno alza la voce? Perchè nessuno va dal direttore di corsa a protestare? Perchè nessuno va da Christian Preudhomme a dirgliene quattro?
L’unico che ha avuto il coraggio di dire le cose come stanno è stato Sir Dave Brailsford, il team manager della Sky, che ha affermato: Il Tour de France viene definito come il grande evento sportivo annuale più grande al mondo ma se vuole avere i corridori migliori allora li deve trattare con più rispetto. Altrimenti liberissimi di organizzare un Tour solo per squadre e corridori francesi”. Qualcuno ha detto che con queste parole Brailsford abbia buttato benzina sul fuoco. Ma perchè? Del resto, anche Coopeland ha detto le cose come stanno dopo la caduta di Nibali, che è stata un fatto inaccettabile.
Alla luce di tutte queste riflessioni mi domando: perchè al Giro d’Italia tutti i corridori sono là pronti a protestare appena qualcosa non va bene, mentre al Tour de France questo non succede? Eppur parliamo quasi delle stesse squadre coinvolte. Perchè a Roma si è fatta tutta quella storia sui sanpietrini, quando tutti sanno che il centro della capitale sorge su quel manto stradale, mentre al Tour de France nessun corridore o direttore sportivo ha il coraggio di alzare la mano e di dire che le cose non vanno bene?
Forse è per questa ragione che il Giro d’Italia, nel corso di questi anni, è cresciuto così tanto: il comitato organizzatore ha ascoltato le proteste che ci sono state anche in passato, ha lavorato bene e sta proponendo una gara che interessa sempre di più. Al Tour de France, invece, nessuno può parlare. Il Tour è perfetto, e nessun corridore può permettersi di criticarlo. Il Tour è questo: se ti va bene corri, altrimenti stai a casa. Capite bene che tutto questo non è accettabile.
Non c’entra essere francesi, italiani o cispadani: si tratta di avere la giusta apertura mentale. Ma purtroppo non tutti sembrano averla.
A cura di Carlo Gugliotta per InBici Magazine