Cosa si può chiedere di più a un corridore come Vincenzo Nibali? E’ salito per 11 volte in carriera sui podi delle grandi corse a tappe, ha vinto la maglia rosa al Giro nel 2013 e nel 2016, ha vinto il Tour de France 2014, 16 anni dopo il trionfo di Marco Pantani. E ha vinto la Vuelta di Spagna nel 2010.
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Cosa si potrebbe chiedere di più a un corridore che, a 34 anni, lotta ancora come un leone per cercare di conquistare il Giro d’Italia, chiuso in seconda posizione?
I detrattori di Vincenzo hanno sempre detto che quando il siciliano ha vinto, i concorrenti non c’erano. In realtà non è proprio così. Alla Vuelta del 2010, Vincenzo ha dovuto vedersela contro corridori come Joaquin Rodriguez e Igor Antòn; al Tour de France 2014, al via della corsa erano presenti sia Froome che Contador. Non è di certo colpa del siciliano se i due corridori si sono entrambi ritirati. Un famoso direttore sportivo diceva che il vero campione è colui che non fora e non cade mai. Sul podio con lui è salito anche Thibaut Pinot, che sta lottando attualmente per la maglia gialla.
Nel 2013, al Giro d’Italia, Bradley Wiggins si è ritirato, ma aveva dimostrato ampiamente di non essere lo stesso del Tour vinto un anno prima. Battere Rigoberto Uran, Cadel Evans e Michele Scarponi è un’impresa che riesce a tutti? E cosa dire del 2016, quando Vincenzo è riuscito a battere la concorrenza di Chaves dopo che Kruijswijk si è fatto fuori da solo con la caduta nella neve?
Aggiungiamo a questi successi anche una Milano-Sanremo e due Giri di Lombardia. A Vincenzo non manca nulla, e diciamo la verità: se in questi anni l’Italia è riuscita ad essere competitiva nelle grandi corse a tappe e nelle classiche di un giorno, è solo grazie a Nibali. Non ci sono stati altri corridori italiani, fino all’esplosione momentanea di Fabio Aru (che però stiamo ancora aspettando dopo l’intervento alla gamba), che siano riusciti a competere nelle grandi corse.
Diciamo la verità: se non fosse stato per Vincenzo Nibali, dal 2012 al 2016 l’Italia avrebbe dovuto fare da spettatore mentre i britannici e i corridori delle altre nazionalità si spartivano ciò che c’era da vincere. E ancora oggi, Vincenzo offre la garanzia di avere risultati di un certo livello.
Nibali, a questo Tour de France, non doveva proprio presentarsi. Ma anche se si è presentato in questa condizione, non c’è da rimproverarlo. Vincenzo è sempre stato competitivo in tutte le corse, e non c’è niente di male nell’avere un “passaggio a vuoto”.
Resta comunque da chiarire la posizione della squadra, il Team Bahrain Merida, la quale, a quanto trapela, avrebbe “forzato” Nibali a prendere parte al Tour in quanto questo è l’ultimo anno con loro, e la visibilità che porta il Tour è troppo importante. Forse sono stati sbagliati anche i tempi con i quali è stato ufficializzato il suo passaggio alla Trek-Segafredo. Ma nel frattempo io continuo a dire che non bisogna pensare a questo: Nibali è in ballo, e deve continuare a ballare. Sui pedali, imponendo quel ritmo che possa portarlo a una vittoria.
A cura di Carlo Gugliotta per InBici Magazine
Con tutto il rispetto per un grande campione che ammiro, e proprio per questo, avrebbe dovuto evitare in tutti i modi quello che gli sta succedendo. A costo di licenziarsi e pagare una penale. È troppo triste vederlo arrancare in fondo. Non se lo merita lui e non ce lo meritiamo noi che gli vogliamo bene.