Il Team Sky vince il suo sesto Tour de France. Lo fa con Geraint Thomas, il gallese al quale lacrimano gli occhi per la gioia di essere salito su quel gradino più alto del podio, al quale cade il microfono, probabilmente per l’emozione. Il suo trionfo ci impone delle riflessioni quantomeno doverose se vogliamo che il ciclismo cresca sempre di più.
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Partiamo da un presupposto: in queste ore sento dire dai più che “la Sky vince perchè ha i soldi”. Posso essere anche d’accordo, ma per quale motivo la Sky ha più soldi degli altri? Per quale motivo un’emittente televisiva, che funge da sponsor unico, decide di investire così tanti miliardi nel ciclismo?
Diciamo la verità, nessuno offre mai nulla per nulla. La Sky stessa, intesa come azienda, ha un ritorno importante dalla squadra di ciclismo. Questa formazione è nata nel 2010, e dopo due anni è riuscita a conquistare il suo primo Tour con Bradley Wiggins. Ok, la Sky ha i soldi, ma sicuramente c’è anche una grande logica di marketing dietro, con un entusiasmo che sta facendo crescere sempre di più il numero dei ciclisti in Gran Bretagna. Avere tanti soldi a disposizione non è semplice: il Team Sky ci riesce, e questa è una base dalla quale tutte le squadre devono riuscire a partire.
In secondo luogo, e qui entro un po’ di più nella questione italiana, i 3 vincitori del Tour de France nella storia della Sky hanno tutti un passato trascorso in altre discipline del ciclismo. Wiggins e Thomas sono due olimpionici su pista, nella quale hanno vinto tutto ciò che era possibile vincere. Chris Froome viene invece dalla mountain bike. Insomma, la tanto decantata multidisciplina funziona molto bene con i corridori più giovani: in Italia, però, la stiamo perdendo sempre di più, e adesso, dopo le vicissitudini riguardo il velodromo di Montichiari, il ciclismo su pista azzurro è destinato a soffrire non poco.
Non è stato il Tour de France più bello degli ultimi anni dal punto di vista tecnico, ma senza dubbio ci ha insegnato qualcosa. Ora sta a noi cercare di capire.
A cura di Carlo Gugliotta per InBici Magazine