Andrea Pasqualon è un corridore del quale tutti conoscono il grande valore, ma arrivare a chiudere per ben due volte in una top 10 del Tour de France è veramente tanta roba. Il corridore italiano milita per la Wanty Groupe Gobert, formazione belga che ha ricevuto l’invito a partecipare alla Grande Boucle in quanto migliore professional al mondo lo scorso anno nel ranking UCI. La scelta della Wanty al Tour non ha fatto sollevare polemiche in Francia riguardo l’esclusione di altre formazioni transalpine, proprio perchè la compagine belga è sempre tra le migliori nel ranking internazionale, quindi nessuno può scandalizzarsi dell’invito ricevuto.
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Pasqualon non è proprio un corridore giovanissimo: ha 30 anni, un’età nella quale bisogna raccogliere ciò che si è seminato in tanti anni di duro lavoro. E il corridore veneto ha dovuto davvero faticare molto. Dopo aver fatto uno stage alla Lampre nel 2010, l’anno seguente passa professionista grazie alla famiglia Reverberi, e corre per la loro squadra fino al 2013. Nella stagione successiva resta senza contratto e prende quindi la difficile decisione di correre in un team di categoria Continental, l’Area Zero, con la quale ottiene due terzi posti a Donoratico e a Laigueglia oltre ad una vittoria in Austria. Nonostante questo, l’anno seguente fa ancora parte di una Continental, la Roth-Skoda, grazie alla quale riesce però a ritornare formalmente un professionista nel 2016 (i corridori delle Continental sono considerati formalmente come dilettanti): in quell’anno, infatti, la Roth Gruppe incrementa il proprio budget e diventa una Professional.
Piano piano, Andrea riesce ad ottenere i risultati che gli competono, e la sua regolarità di piazzamenti gli permette di avere un contratto con la Wanty Groupe Gobert, continuando così a correre nonostante la misteriosa chiusura del team Roth Gruppe.
Il trionfo dello scorso anno alla Coppa Sabatini ci ha fatto capire che Pasqualon era molto migliorato, ma è questo l’anno in cui sta facendo vedere a tutto il mondo di che pasta è fatto. Se pensiamo a 3 anni fa, quando correva ancora nella categoria Continental, troppa acqua è passata sotto i ponti. E’ la sua prima volta in carriera al Tour, ed è la sua prima volta in una grande corsa a tappe. Ed il bello è proprio questo: Andrea sta posizionando un mattoncino dopo l’altro, e chissà quale casa uscirà fuori nei prossimi mesi. Se i suoi piazzamenti continueranno, non è da escludere che qualche formazione World Tour possa farsi viva per lui.
A cura di Carlo Gugliotta per InBici Magazine