Greg Van Avermaet meriterebbe il premio della combattività. Non solo al Tour de France, ma in ogni corsa alla quale prende parte. Greg è sempre lì davanti, sempre a lottare con i migliori, e alla fine vince poco (due vittorie questa stagione), ma quelle vittorie sono davvero belle e importanti (la prova olimpica, la Parigi-Roubaix e una classifica finale di una Tirreno-Adriatico orfana di una tappa, oltre a una Gand-Wevelgem).
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In un modo o nell’altro, il belga è sempre tra i favoriti delle gare o delle tappe più importanti. E’ stato emozionante vederlo in fuga sul Muur van Geraardsbergen sabato scorso, su quelle pietre dove si allena quando è a casa e dove ogni anno prova sempre a dire la sua al Giro delle Fiandre. Van Avermaet è un capitano che è maturato con il tempo, che ha trovato la sua dimensione, che potrebbe ottenere dei risultati fantastici ma che purtroppo è vittima della regola più dura del ciclismo: vince solo uno, gli altri sono tutti piazzati.
Ed è divertente vederlo battagliare sempre con Peter Sagan. Anche in questo, i due sono personaggi molto diversi l’uno dall’altro: Sagan è estroverso, imprevedibile, sia nel modo di correre che nel modo di rispondere ai giornalisti. Greg è più pacato, tranquillo, e spesso si rifugia in dichiarazioni diplomatiche.
Greg Van Avermaet meriterebbe davvero il “numero rosso” tutti i giorni, quel numero che simboleggia il corridore più combattivo. Si meriterebbe una vittoria, aspettiamola: in fondo il Tour è appena iniziato.
A cura di Carlo Gugliotta per InBici Magazine