“Tutto procede alla perfezione e si avvicina il giorno del mio debutto in ammiraglia azzurra“. Daniele Bennati è pronto e la sua avventura da Commissario Tecnico della Nazionale italiana di ciclismo sta per cominciare. L’appuntamento è fissato per il Trofeo Laigueglia (2 marzo), ma i pensieri vanno agli obiettivi del 2022: gli Europei nel mese di agosto a Monaco (Germania) e i Mondiali dal 18 al 25 settembre a Wollogong (Australia).
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Un Bennati che ha raccontato ai microfoni di Bike2U, trasmissione di Sport2U in collaborazione con OA Sport condotta da Gian Luca Giardini e Francesca Cazzaniga, le sue sensazioni nel suo nuovo ruolo di CT e soprattutto quali saranno i programmi futuri.
Daniele, quando hai cominciato a pensare di diventare il CT della Nazionale?
“Sapete benissimo che dal 2013, quando ero corridore, mi sono re-inventato una nuova carriera: da velocista a gregario di grandi corridori come Alberto Contador. Per questo, nell’ambiente, si è iniziato a parlare del sottoscritto nell’ottica di un futuro incarico da Commissario Tecnico. Negli ultimi due o tre anni agonistici questa cosa è iniziata a gironzolare nella mia testa. Con la presenza di Davide Cassani mai mi sarei immaginato di ricoprire questo ruolo. Poi dopo sappiamo come sono andate le cose, si è aperta questa possibilità“.Una grande responsabilità quella di riportare la maglia iridata dopo tanto tempo?
“E’ un ruolo di grande responsabilità. Se l’Italia non riesce a riportare la maglia iridata dall’ultima vittoria di Alessandro Ballan (2008, ndr), la dice lunga su quanto sia accaduto e quali siano le difficoltà. Non ho la bacchetta magica e il mio obiettivo però è quello. Ci sono dei grandi avversari sulla strada, ma come sottolineato più volte credo che l’Italia non abbia nulla da invidiare rispetto ai corridori stranieri e penso che la squadra possa fare la differenza“.
Maglia iridata che manca da molto, ma che caratteristiche avrà la Nazionale?
“Dipenderà dal percorso che affronteremo. Sappiamo che le prossime edizioni saranno in Australia e in Scozia e penso che abbiamo i corridori adatti per puntare a traguardi ambiziosi. La preoccupazione è quella di dover portare solo otto ciclisti, pochi rispetto a quelli che meriterebbero una chance. Lavoreremo in funzione della costruzione di una squadra con uno spirito coeso“.
Puoi spiegarci quali sono le tue idee a riguardo?
“La nostra Nazionale è un riferimento a livello mondiale perché siamo abituati a fare un grande lavoro. Spesso è mancato il finalizzatore. Ci sono anche gli avversari qualificati perché il Campionato del mondo fa gola a tutti, ma la vittoria di Mads Pedersen nel 2019 davanti a Matteo Trentin mi fa pensare che se in quella giornata si lavora e si ha la gamba giusta, non è detto che a vincere sia il più forte in senso assoluto“.
Cosa pensi della squadra Professional che sta costruendo Davide Cassani?
“L’idea di Davide è ottima e di compagini ce ne sono molte al livello Professional. Però la mancanza di un team World Tour italiano si fa sentire, anche per quella che è stata la mia esperienza da corridore professionista. Ho fatto parte della Lampre e della Liquigas. Penso che Davide abbia tutte le carte in regola per costruire una squadra di rilievo e magari sarebbe bello arrivare al World Tour. Ci siamo confrontati un paio di volte prima della mia nomina, abbiamo un bel rapporto con lui“.
Stessa gestione del gruppo, seguendo il modello di Cassani?
“E’ un sistema che verrà confermato perché ha dato dei risultati importanti. Ci sono degli accordi con gli organizzatori per affrontare il Trofeo Laigueglia il 2 marzo, successivamente faremo la Settimana Internazionale Coppa e Bartoli, il GP di Larciano e il Tour of the Alps. Gare in previsione degli Europei e dei Mondiali anche se sono prove lontane nel tempo rispetto alle scadenze citate. Questo dà l’opportunità agli Under23 di affacciarsi al professionismo, affiancando a loro due/tre corridori esperti. L’obiettivo è quello di aiutare i giovani e la loro crescita“.
Un ruolo da CT pieno di responsabilità, ma c’è una figura a cui ti ispiri?
“Penso che Franco Ballerini sia stato una grandissima persona dentro e fuori che mi ha insegnato valori importanti e con lui avevo un rapporto di amicizia sincero. Ho fatto parte della sua Nazionale e quindi la relazione è stata molto particolare e mi ispiro alla sua gestione sempre molto diretta e schietta“.
E su Vincenzo Nibali che cosa possiamo dire?
“Stiamo parlando di un grandissimo campione. Ho vissuto con lui in squadra alla Liquigas ed è un atleta eccezionale, capace di vincere corse di diverse tipologie da febbraio a ottobre. Ricordo il trionfo nella Milano-Sanremo, sarà difficile trovare un ciclista del genere in futuro, ma noi lavoriamo. Andrea Bagioli, tra quelli della nuova generazione, è molto interessante e noi ci crediamo“.
Una battuta su Filippo Ganna e il percorso comune con la Nazionale?
“Filippo è un patrimonio del ciclismo italiano, con lui ho parlato spesso e lo vedremo protagonista nelle gare di un giorno in strada. Da quello che mi ha detto c’è il desiderio di non fare solo la cronometro nella competizioni in maglia azzurra“.
Concludiamo con la domanda classica: sogno nel cassetto?
“Chiaramente vincere il Mondiale, poi si faranno i conti con gli avversari e la strada”.
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