Per Domenico Pozzovivo, classe 1982 lucano nato a Policoro, vicino a Matera, quella di quest’anno potrebbe essere la sua 19esima stagione da professionista. Al momento però non c’è nessuna certezza sul fatto di vedere Pozzovivo ancora in sella: “Al momento non ho niente in mano, nessun contratto purtroppo. Speriamo possa muoversi qualcosa prossimamente perché ho voglia di mettermi ancora in gioco e sento di poter dare ancora tanto a questo sport“.
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Domenico, come va?
“Tutto bene dai, grazie”.
Nel 2022 sei arrivato in top10 al Giro ma al momento sei ancora senza contratto. È un ciclismo solo per i giovani?
“Sì, in generale sì. Sta saltando la categoria degli Under23 e quindi si cerca di far passare i ragazzi molto giovani. Il fattore anagrafico diventa importante per la firma dei contratti. Già superati i 30 anni si iniziano a firmare i contratti anno per anno perché considerati già vecchi. Non avrei però mai immaginato di essere ancora qui a correre, confrontarmi con i giovani e disposto a fare sacrifici”.
Di questo passo casi come quello di Valverde, vincente sino a 40 anni, diventeranno sempre più improbabili?
“Valverde è un campione unico, ma in generale sì, la tendenza è quella”.
Com’è questa nuova generazione di Evenepoel, Pogacar e via dicendo rispetto a quella dei Froome, Nibali e Contador?
“Se guardiamo le statistiche la nuova generazione è superiore per la capacità di sapersi esprimere nei vari territori e quindi viene meno la specializzazione. Poi molto dipende anche dal modo in cui vengono affrontate oggi le corse rispetto ad anni fa”.
Cosa può dare Domenico Pozzovivo ancora al ciclismo?
“Quello che ho dimostrato nel 2022 e quindi garantire continuità in gare World Tour. In un ciclismo in cui contano tanto i punti, io ogni anno ne garantisco abbastanza. Sono poi un corridore di grande esperienza e posso aiutare i più giovani”.
Ti piace il percorso del Giro d’Italia 2023? Quanto ti stuzzicherebbe tentare una top10 a 40 anni?
“È un percorso molto duro soprattutto nell’ultima settimana. Ci sono tanti km a cronometro che fanno un po’ paura. Penso che la classifica sarà incerta fino alla fine. L’arrivo a Roma? Mi piace molto, è un contesto affascinante. Tentare una nuova top10 a 40 anni è la benzina che mi porta ancora a volerci provare fino in fondo”.
Roglic-Evenepoel al Giro, Pogacar-Vingegaard al Tour. Come cast quest’anno le due corse saranno alla pari?
“Alla pari è difficile, perché le squadre danno sempre priorità al Tour. Il cast del Giro di quest’anno però è sicuramente di alto livello e l’interesse sarà alto”.
Ti aspetti qualche nuovo nome italiano per le corse a tappe tra i giovani o è improbabile?
“Quest’anno per un Grande Giro direi di no, ma vediamo come cresceranno corridori come Andrea Piccolo e Antonio Tiberi, che al momento sono i profili più adatti per le corse a tappe. Magari poi emergerà qualche nuovo nome, anche se momentaneamente per i Grandi Giri abbiamo un vuoto generazionale”.
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