Attraverso il sito del Movimento per un Ciclismo Credibile, la Wada lancia un grido di allarme. Olivier Niggli, direttore dell’agenzia mondiale antidoping, ha infatti ammesso pochi giorni fa che la pandemia di Covid-19 potrebbe aver creato dei “buchi” nei programmi antidoping in diversi Paesi. In modo particolare, la CADF ha annunciato che vi è stata una diminuzione del 90% dei test fuori competizione durante i mesi di marzo e aprile 2020 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. La ragione è ovviamente da ricercare nel lockdown.
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Il dato che riguarda il ciclismo riguarda i dodici casi rilevati, due all’interno di team World Tour: un dato inferiore rispetto allo scorso anno nello stesso periodo, ma comunque molto vicino ai dati degli ultimi 5 anni, nonostante ci siano stati molti meno controlli. Quest’ultima osservazione è una grande fonte di preoccupazione per MPCC, dato il minor numero di test effettuati nel 2020.
Una curiosità: l’unico sport in cui si è assistito a un incremento dei casi di doping nel 2020 rispetto al 2019 è l’atletica leggera. Sono stati rilevati quasi 100 casi durante i primi tre mesi dell’anno 2020 (contro 81 casi durante l’intero anno 2019).