L’MPCC, Movimento per un Ciclismo Credibile, ha fornito al presidente dell’UCI David Lappartient una preoccupante documentazione riportata in seguito alle dichiarazioni di Georg Preidler, il corridore austriaco squalificato dopo l’Operazione Aderlass lo scorso febbraio. Nel rapporto si legge che l’MPCC chiede all’UCI di svolgere controlli antidoping alla partenza e all’arrivo delle corse, in quanto esisterebbe quello che viene definito un “controllo di mafia antidoping” che opera fuori dagli schemi già conosciuti.
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L’MPCC sospetta che i corridori possano in qualche modo sfuggire ad un’eventuale positività sottoponendosi a trasfusioni di sangue al mattino, prima della partenza delle corse, ed estraendo una parte di sangue subito dopo il termine delle gare.
La lettera del MPCC è datata 17 ottobre. Il presidente dell’UCI David Lappartient ha risposto il giorno 5 novembre, e ha sottolineato il lavoro del CADF nella sua risposta punto per punto al MPCC.
Lappartient ha rivelato infatti che il CADF ha effettuato 5.307 esami del sangue nel 2017 e 5.585 nel 2018 nell’ambito del programma Passaporto biologico con test mirati a cui è stata data una preferenza. Ha affermato che qualsiasi aumento dei controlli dipenderà da un aumento del budget del CADF.
Lappartient ha sottolineato che, sono stati effettuati test negli hotel delle squadre la mattina delle gare. Un esempio deriva dalla 18/a tappa del Tour de France, in quanto i corridori della Jumbo-Visma arrivarono in ritardo al via in quanto furono testati 45 minuti prima dell’inizio della tappa.
Inoltre, Lappartient ha spiegato anche esiste un test per capire se si possono rilevare tracce plastica nel sangue, rilasciata in seguito alle trasfusioni. Insomma, l’UCI si sta facendo trovare pronta di fronte a questo nuovo allarme.
A cura di Carlo Gugliotta per InBici Magazine